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Dritto e rovescio, ciclone Cruciani. Come spiana l'eco-comunista: "Fanc***isti"

Valentina Bertoli
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Si schermano dietro la campagna di sensibilizzazione per i cambiamenti climatici, ma il rischio di danni irreversibili è concreto: da mesi ecologisti e pacifisti lottano contro l’immobilismo dei governi. Condannabile sono, senza dubbio, le modalità scelte. Gli attivisti, infatti, attaccano opere d’arte d’inestimabile valore o bloccano strade, sposando la causa del clima e della difesa dell’ambiente. A “Dritto e rovescio”, seguito programma di Rete 4, Giuseppe Cruciani fa pelo e contropelo a Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al popolo e sostenitore delle manifestazioni: “Fanca**isti che pensano di combattere per la salvezza del pianeta”.

 

Capolavori presi di mira da giovani militanti e un movimento trasversale, europeo, che combatte per l’ambientalismo e l’ecologia. Con l’obiettivo di scuotere le fondamenta delle istituzioni, ragazzi e ragazze di diversa nazionalità imbrattano opere d’arte del calibro di Monet e Van Gogh e bloccano le arterie viarie delle città. È questo il tema che accende il dibattito a “Dritto e rovescio”, giovedì 12 gennaio. In studio dal conduttore Paolo Del Debbio c’è Giuseppe Cruciani che, senza indugiare, disintegra Giuliano Granato di Potere al popolo: “Lei dovrebbe stare con chi lavora, non con i fanca**isti che pensano di combattere per la salvezza del pianeta”.

Poi il giornalista e conduttore de “La Zanzara” approfondisce la questione su Radio 24: “Io non contesto la libertà di manifestare, di dire la propria opinione, io sono un libertario. Dieci, cento, mille manifestazioni, se sono autorizzate e legali”. Il problema, per Cruciani “sono i metodi e soprattutto l'ipocrisia. La cosa incredibile è che si grida alla repressione dello Stato. Ma dove sta la repressione dello Stato? Se abbiamo visto un carabiniere, poveraccio, arrancare davanti a un portone e non riusciva nemmeno a fermare uno che imbrattava tutto mentre avrebbe dovuto prenderlo e buttarlo giù anziché fargli sporcare i palazzi delle istituzioni, dai su!”. Arriva allora la domanda che ottiene grande plauso: “Ma dove sta la repressione?”

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