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Calenda con Giorgia Meloni, cosa sa Mieli: "È un avviso agli alleati"

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L’incontro tra Giorgia Meloni e Carlo Calenda anima il dibattito politico e agita la maggioranza di governo. Paolo Mieli, già direttore del “Corriere della Sera”, ospite del talk di LA7 “Tagadà”, giovedì 1 dicembre, ha spiegato il senso del faccia a faccia tra il premier e il fondatore di Azione su possibili miglioramenti alla legge di Bilancio prima della discussione in Parlamento. “Quel colloquio è servito a mandare un avvertimento agli alleati, non tanto per questa manovra dove ci sono spiccioli e si potrà fare poco, ma per il futuro” ha osservato l’editorialista evidenziando ancora una volta che Lega e Forza Italia approfittano di ogni occasione per mandare segnali “subliminali” di antipatia e insofferenza verso Meloni che però va avanti e tira dritto all’insegna della famosa frase “io non sono ricattabile” (così replicò a ottobre agli aggettivi offensivi posizionati a favore di telecamera da Silvio Berlusconi al Senato, nda). Secondo Mieli, il presidente del Consiglio sta mandando un “pizzino” agli irrequieti compagni di legislatura: “Sta dicendo a Lega e FI: guardate  che qualsiasi scherzaccio voi pensate di farmi, io ho due alternative’. Calenda infatti potrebbe significare anche una parte consistente del PD che non ci sta a fare il seguace del Movimento5 Stelle”.

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