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Otto e mezzo, Giannini demolisce il Pd e umilia Gualmini: "Al governo senza aver vinto".

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“Qual è il vero dramma del Pd? Aver governato per anni con le idee degli altri”: Massimo Giannini spara ad alzo zero sul partito di Enrico Letta, uscito sconfitto dalle elezioni del 25 settembre. Il segretario dem ha assicurato che farà un’opposizione dura, che il partito è l’unica vera alternativa alla destra e che nome e simbolo non vanno cambiati. Parole trite e ritrite secondo il direttore del quotidiano “La Stampa” Massimo Giannini, ospite di “Otto e Mezzo” il talk preserale di LA7, giovedì 6 ottobre.

La sua analisi è molto severa: “L’unica certezza del Pd è che sta all’opposizione. Meno male che lo hanno capito, a dar retta ad alcune dichiarazioni dei dirigenti sembrava che fossero stupiti del risultato. Oggi abbiamo visto l’ennesima seduta di autocoscienza del Pd, queste occasioni le abbiamo viste infinite volte”. Un formicaio impazzito è la definizione figurata usata dal direttore per fotografare lo stato del partito democratico, quel partito che secondo ex dirigenti come Rosy Bindi e Pierluigi Bersani dovrebbe sciogliersi. “Abbiamo sentito ripetere le stesse cose che sentiamo da anni e anni. Questa crisi non è esplosa adesso a seguito della sconfitta nelle urne – ha osservato il giornalista – Il Pd ha un problema di fondo”.

La critica di Giannini è spietata, persino corrosiva: “Enrico Letta ha fatto errori in campagna elettorale: fare dell’agenda Draghi il suo programma politico è stata una grande stupidaggine perché quella è un elenco di adempimenti, la politica è un’altra cosa. Il Pd non era nelle piazze e nelle fabbriche. Ora dicono che si levano il doppiopetto, va bene, ma vorrei capire quale vestito si mettono perché i dem perdono le elezioni da 16 anni e sta al governo da 11. Questo è il vero dramma del Pd. Ha governato per tutti questi anni con le idee degli altri senza capire che in alcune circostanze sarebbe stato meglio stare all’opposizione. Alla fine ha smarrito sé stesso, non sa più cos’è, ha smarrito il suo popolo, non ha perso abbastanza per sciogliersi, ma non ha vinto niente per poter stare sicuro. Si rivolta nel letto di Procuste”.

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