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Quell'Imam andava tradotto. Ma a casa sua

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Tommaso Cerno
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Oltre che darci lezioni di islamismo radicale, ruolo della donna, giudizi sul governo Meloni, l’Imam di Mestre ci dà lezioni anche di lingua italiana.
E spiega alla stampa che ha denunciato i suoi sermoni che saremmo noi a non avere capito cosa significano quelle parole radicali e violente perché «andava tradotto» meglio. Penso abbia ragione, in punta di grammatica. Andava proprio «tradotto». Tradotto al suo paese di origine, subito, e senza possibilità di ritorno.

 

Andava tradotto, in senso letterale, cioè trasportato con la forza, là dove il Corano è legge, lontano da qui dove invece non lo è e non lo può diventare. Il tono dell’Imam ci mostra da solo il problema. E cioè che la lenta e progressiva islamizzazione radicale delle comunità musulmane in Italia trasferisce a tali signori un ruolo che trascende la religione. É come se la nostra democrazia non avesse più gli anticorpi per preservarsi, è come se da fuori fosse ormai chiaro che il varco è aperto. E che l’integrazione ormai avviene al contrario: siamo noi che prendiamo le sembianze dell’altro e non viceversa.

 

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