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Papa, se l'abito non fa il monaco

Tommaso Cerno
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Come dice il vecchio adagio «l’abito non fa il monaco». E, viene da aggiungere alla vigilia del Conclave più social della Storia, non fa neanche il Papa. Anche se le scelte di Francesco, la croce senza oro, la talare bianca, la rinuncia a ornamenti e copricapi della tradizione pontificia (a differenza del predecessore Benedetto) contenevano un messaggio etico ma anche estetico. In fondo la semplicità di quelle scelte sottolineava l’unicità della figura regnante sulla Chiesa.

 

 

 

E secondo molti in Vaticano era certo un messaggio «francescano» ma anche una sottolineatura «gesuita» volta a ricordare che al di là di riti e ornamenti la Chiesa cattolica è una monarchia assoluta dove l’ultima parola spetta a uno soltanto. E devono saperlo bene i porporati che ancora non hanno chiaro l’identikit da riempire nella Sistina, al punto che per ora il dibattito mondiale riguarda veleni e dettagli. Come il karaoke di Tizio o il controllo medico di Caio. A dirci che lo Spirito Santo non è ancora stato «settato» per la grande occasione.

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