
Trump-Zelensky, lo Spirito un po' Santo (un po' no)

È facile e forse anche giusto gridare al miracolo. La foto di Trump e Zelensky seduti uno di fronte all’altro dentro la Basilica di San Pietro sotto la Cupola di Michelangelo trasmette il testamento spirituale di Papa Francesco e lo trasforma in un passo storico verso la trattativa di pace fra Russia e Ucraina. È come se Bergoglio fosse più vivo dopo morto o ci parlasse davvero da lassù. Ma se lo Spirito Santo è protagonista e Roma è la sua casa, qui c’è tanto anche di umano. Una lenta tessitura diplomatica che ha trovato nelle ultime 48 ore una convergenza inedita grazie al passo indietro o laterale di tutti i protagonisti.
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Sua Santità si è immolato. La sua morte è diventata una nuova vita. Ma anche Trump ha cambiato toni, trattato davvero con Mosca fuori dalle tv. Zelensky ha ascoltato. Macron ha cambiato linea e Giorgia Meloni in quella piazza ha dimostrato lo spessore di chi sa quando è il momento di lasciare spazio agli altri. Mentre il Cremlino faceva la prima apertura reale dall’invasione. Troppo per essere un caso. Ancora poco per chiamarsi pace.
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