
Se a Pasqua risorge anche la politica

Nella Pasqua del Giubileo, Roma torna al centro del mondo. E lo fa perché la politica supera a destra, con una manovra imprevista, l’era delle tecnocrazie. La grande balla spaziale che da una quindicina d’anni ha lanciato l’Europa (per non parlare dell’Italia in ginocchio di fronte a professori e governicchi) contro un muro. Riempiendovi la bocca di parole vuote e minacce di baratri e default si è governato con la paura, chiedendo ai cittadini di pagare il conto e ripetendo loro che le cose potevano andare solo in un modo. Ma non è così.
La Trumpite acuta che ha colpito l’Occidente ci ha mostrato due cose. La prima è che le regole si possono cambiare e che a dare questo potere per fortuna nostra non è Allah o il partito comunista cinese ma è il popolo elettore. La seconda che il governo di Giorgia Meloni non solo non è una pericolosa anomalia sovranista nell’Europa dei geni progressisti ma è la forma più avanzata di cambiamento dell’Unione capace di riportare al centro della scena politica e diplomazia. Lo ha capito Mario Draghi che in zona Cesarini ha tentato di fare da mediatore del cambiamento (in ritardo però) di fatto stravolgendo con la sua lectio sull’Europa incagliata nelle sue stesse regole tutto ciò che invece ha detto o fatto da premier. E l’ha capito Ursula von der Leyen (ai supplementari) che ha mostrato la sua capacità di superare il monolite della sua maggioranza, una delle cause del disastro in cui versiamo, mutando giorno dopo giorno la linea di Bruxelles.
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