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Corsa al riarmo, tranello del debito: non c'è un euro finanziato dalla Ue

Roberto Arditti
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Cioè, signora Presidente dell’Unione Europea Ursula von der Leyen, ci faccia capire: Lei vuole dirci che gli Stati dovrebbero giovedì adeguarsi ossequiosamente alle sue disposizioni perentorie e deliberare (così, pronti via) 800 miliardi di spese militari senza battere ciglio? Con il risultato, evidentemente anche suo obiettivo politico, per cui a decidere è Lei, mentre quelli che sono stati indicati dagli elettori si limitano a ratificare, magari anche dicendole grazie? Beh, allora bisogna dire con chiarezza che così non va bene, ma proprio per niente. Non va bene perché la difesa è materia di competenza degli Stati, è scritto a caratteri cubitali. Non va bene perché la Commissione è organo politico-istituzionale che applica le decisioni dei governi (concorrendo alla formazione dellemedesime), ma questo non si fa trattando tutti come scolaretti indisciplinati e ignoranti cui fornire la paginetta da firmare senza leggere.

 

 

 

Non va bene perché nella sua sibillina dichiarazione in favore di telecamera Lei omette di dire chiaramente che quei miliardi (fino a 800) sono debito a tutti gli effetti dei singoli Stati (pro quota), perché non c’è un euro finanziato direttamente dall’Unione Europea "in proprio", magari emettendo titoli obbligazionari. Allora qui si rende plasticamente evidente la volontà delle sue parole, signora Presidente. Lei vuole diventare la protagonista (verso le grandi potenze del pianeta, Usa e Cina in testa, verso i giganti dell’industria degli armamenti, verso l’intero mondo militare internazionale, a cominciare dalla NATO) di una svolta in materia di spese per la difesa e per la sicurezza si cui non ha diretta competenza, mentre questa nostra Europa ha bisogno come il pane di processi decisionali condivisi e ben codificati. Ora, sia chiaro, qui non si tratta di discutere il merito.

 

 

 

Da questa parte dell’Atlantico dobbiamo darci una mossa e dobbiamo accettare una volta per tutte il fatto che a chiacchiere non si combina niente nel mondo di oggi, che invece capisce solo le maniere forti. Quindi investire nella difesa è utile e necessario. Però ognuno deve fare il suo in questa storia. Quindi Lei si metta “al servizio” delle decisioni dei governi, dando disponibilità ad adoperarsi per mettere a terra quello che loro decideranno (quando e come lo decideranno) con senso dello Stato e della misura, altro che fare il “fenomeno” sbandierando miliardi come fossero noccioline. E se proprio deve parlare alla stampa, faccia il più doloroso atto di contrizione di cui è capace, visto che porta il suo nome la Commissione che ha varato quel suicidio collettivo chiamato “Green Deal”. Può capitare di sbagliare, ma non ammetterlo è arroganza allo stato puro.

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