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Israele, l'attacco ha alimentato l'antisemitismo: ondata di odio negazionista

Riccardo Mazzoni
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Primo Levi ne «L'asimmetria e la vita» scrisse che «Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia», indicando i sintomi della malattia nel disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l’abdicazione dell'intelletto e del senso morale... e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un’idea». Parole di una sconvolgente attualità non solo per il pogrom che i terroristi di Hamas hanno perpetrato in Israele, ma per il clima che si respira in Occidente, dove l’antisemitismo è tutt’altro che sconfitto, basti pensare all’imbarazzante lettera aperta contro Israele firmata il 9 ottobre, due giorni dopo il massacro di bambini ebrei, da 35 organizzazioni studentesche di Harvard, l’ateneo storicamente fucina di presidenti americani. E anche dall’Europa arrivano molti segnali che il pericolo non è ancora passato (in Francia negli ultimi giorni ci sono stati quasi duecento episodi di antisemitismo), e sta riconquistando spazio il negazionismo del genocidio degli ebrei, spacciato per ordinario processo di revisione storica. Come dimenticare, a questo proposito, le duecento minacce al giorno nei confronti della senatrice Segre, simbolo e insieme memoria dell’unicità della Shoah? E non è forse diffuso l’auto-giustificazionismo dei cattivi maestri che allignano in tutti i talk-show per fare una distinzione pelosa tra antisionismo e antisemitismo, come se non fossero in realtà due facce della stessa medaglia?

 

 

Le posizioni pregiudizialmente ostili a Israele, che uniscono settori dell’estrema destra e della sinistra, sono di fatto un sostegno a quella parte di Islam integralista che nega lo stesso diritto all’esistenza dello Stato ebraico, e hanno ripreso vigore dopo il massacro nei kibbutz. Purtroppo Levi avrebbe trovato nelle cronache di questi ultimi giorni la conferma più drammatica ai suoi convincimenti, che oggi appaiono quasi profetici. Le manifestazioni di sabato in molte città italiane sono state infatti un rigurgito di antisemitismo che ha coinvolto sigle dell’estrema sinistra, femministe che inneggiano incredibilmente all’Islam e immigrate musulmane col velo. Gli slogan erano inequivocabili: «Israele fuori dalla storia, Intifada fino alla vittoria, Israele fascista, Stato terrorista». Israele fuori dalla storia, dunque, nel solco, quasi un secolo dopo, del folle disegno di Hitler. E proprio come Hitler l’Iran ora ha chiesto di colpire gli ebrei «ovunque nel mondo». A luglio fonti di agenzia rivelarono che i mullah iraniani puntavano a creare una situazione in cui gli ebrei non si sentissero più al sicuro nel proprio Paese e fossero costretti a lasciare Israele, e per questo avevano incaricato i loro emissari palestinesi del terrore, Hamas e la jihad islamica, di intensificare gli attentati contro Israele. La notizia, passata purtroppo sotto silenzio, era tragicamente vera, e non solo Israele è stato destabilizzato, ma l’odio contro gli ebrei si è di nuovo sparso come un contagio letale in tutto l’Occidente.

 

 

Noemi Di Segni, la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche in Italia, ha giustamente rimarcato con orrore che si sta riaffacciando in diversi segmenti della società «il giustificazionismo che equipara Israele e il suo diritto di difendersi con i nazisti di Hamas». Ed è ancora più grave che questo accada nelle università, che dovrebbero essere il luogo del sapere e della razionalità, o in parti della sinistra che dovrebbero avere coscienza di come sia nata la Shoah. Purtroppo quello anti-ebraico è un pregiudizio assai più diffuso di quanto si possa pensare, ed è quindi pienamente condivisibile l’allarme dell’ambasciatore israeliano a Roma Alon Bar sui cittadini italiani che inneggiano ai massacri del 7 ottobre. L’ambasciatore ha poi constatato, con una critica neppure troppo velata, che altri Paesi democratici a differenza dell’Italia hanno vietato le manifestazioni pro Hamas: qui si apre il tema spinoso della libertà di espressione utilizzata come strumento per argomentare l’odio contro gli ebrei e la negazione stessa della Shoah, ma forse è meglio che questi antisemiti del Duemila vengano allo scoperto, così possiamo guardarli negli occhi e combatterli con tutte le forze che abbiamo.

 

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