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Evviva il pragmatismo di Giancarlo Giorgetti su banche e Superbonus

Davide Vecchi
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Il superbonus ci costa 100 miliardi, l’equivalente di tre manovre. E appena 20 ne sono stati pagati. Il buon Giuseppe Conte e i suoi sodali sono stati precursori dei quattro italiani in Albania: hanno gozzovigliato per poi scappare senza saldare il conto. E, come nei balcani, è di nuovo Giorgia Meloni a doverlo onorare. Tra superbonus e reddito di cittadinanza, le cambiali in bianco lasciate dai grillini ce le trascineremo per parecchi anni. Altri danni per fortuna sono stati in parte o del tutto sventati: il pasticcio sulla rete unica, la svendita di Ita e soprattutto quella di Mps, ora risanata e in ottima salute. Il tesoro dovrà disfarsene ma c’è tempo. E questi sono i fatti. Concreti. Semplici. Chiari.

 

 

Tanto che il ministro Giancarlo Giorgetti ha impiegato pochi minuti a illustrare il quadro e spiegare perché la prossima legge di bilancio sarà necessariamente prudente. Prima di costruire si devon togliere le macerie. L’intervento di Giorgetti ieri a Cernobbio merita applausi scroscianti. Anche solo per le parole scelte per ribattere alle critiche sulla tassa sugli extraprofitti bancari. Il titolare di XX Settembre: «È una tassa giusta perché lo Stato dà e lo Stato chiede e in questi anni lo Stato ha dato moltissimo al sistema bancario in termini di garanzie». Non è piacevole ricevere brutte notizie ma è piacevole sapere che chi governa sa essere pragmatico e dirle.

 

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