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Governo, il Superbonus si “mangia” i risparmi per la manovra

Christian Campigli
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Una misura che avrebbe dovuto far ripartire uno dei settori cardine della nostra economia. E rendere migliori, più sicure ed ecologiche le nostre case. Una legge scritta male e gestita, se possibile, anche peggio. Sono semplicemente inquietanti i dati pubblicati dal Corriere della Sera e relativi al bonus edilizio, comunemente chiamato 110%. Una norma fortemente voluta dai Cinque Stelle e rivendicata, più volte, da Giuseppe Conte. Un'idea che ha trasformato un buco (prevedibile) in un'autentica voragine nei nostri già malandati conti pubblici. Negli ultimi cinque mesi, quindi in un lasso di tempo relativamente breve (nello specifico, da marzo ad oggi), sono emersi oltre 35 miliardi di crediti ceduti o scontati in fattura dalle imprese. Una cifra mastodontica, soprattutto se si considera che nei tendenziali di spesa non erano assolutamente previsti. Al danno, come spesso capita con le norme scritte dai grillini (reddito di cittadinanza docet), vi si è aggiunta la beffa. Secondo i conti analizzati dall'Agenzia delle Entrate, sarebbero oltre 4 i miliardi di euro di crediti fasulli. Una cifra che, in realtà, non deve affatto sorprendere. Basti pensare che a fine agosto, le ristrutturazioni irregolari arrivavano a toccare i 12 miliardi di euro.

 

 

Ernesto Maria Ruffini, direttore della struttura che si occupa della riscossione delle imposte, ha consegnato un documento al premier Giorgia Meloni. Il leader di Fratelli d'Italia non ha negato la sua preoccupazione. La pessima gestione dei bonus si sta, in pratica, mangiando tutti i denari che sarebbero dovuti servire per tagliare, nella prossima finanziaria, una percentuale del cuneo fiscale. Tra marzo e agosto i crediti legati ai bonus avrebbero avuto una sostanziale (e del tutto imprevista) impennata: si sarebbe passati da 110 a 146 miliardi di euro. E solo 23 sono stati già compensati, portandoli cioè a riduzione delle tasse dovute. I restanti 123, che possono essere scontati in quattro anni, sono in buona parte alla ricerca (al momento del tutto vana) di un compratore. Ma non basta. A questi numeri, vanno aggiunti i 20 miliardi di crediti che i titolari possono portare direttamente in detrazione dalle imposte. Per comprendere le mastodontiche dimensioni della Fossa delle Marianne nella quale il nostro Paese è inciampato (per evidenti responsabilità politiche, sia ben chiaro) va fatto un passo indietro.

 

 

Il bonus per i lavori con lo sconto del 90% sulle facciate, introdotto nel 2020, avrebbe dovuto costare poco meno di 6 miliardi. Un numero che, purtroppo, va oggi moltiplicato per cinque: 26 miliardi totali. Nulla però al confronto col 110%. Secondo le stime iniziali, la spesa sarebbe dovuta assestarsi intorno ai 35 miliardi. Invece siamo giunti, a fine agosto, ad un passo dai 100 miliardi. Il governo sarà costretto a rivedere (al rialzo) le stime della spesa necessaria per coprire queste ristrutturazioni. Il paradosso è che la maggioranza di centrodestra si vedrà obbligata a prolungare lo stesso 110%. I motivi sono drammaticamente semplici. In teoria, a dicembre i lavori sarebbero dovuti concludersi. Ma la norma voluta e difesa convintamente da Giuseppe Conte è scritta così male che i cantieri sono fermi in tutta Italia. Non si contano le imprese che non riescono più a cedere i crediti acquistati in eccesso e non hanno la liquidità per andare avanti. E che, di conseguenza, rischiano di chiudere. Un autentico cul-de-sac, se si pensa che a fine luglio mancavano ancora ventimila condomini da finire, con lavori per 20 miliardi. «Dovremo occuparci di coloro che, per queste norme, ora rischiano di trovarsi per strada», ha ricordato il premier Giorgia Meloni. La quale non ha esitato a definire i bonus edilizi «la più grande truffa mai fatta ai danni dello Stato».

 

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