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Bizzarri, Saviano, Lucarelli: la politica degli influencer "ibridi"

Domenico Giordano
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Luca Bizzarri è un influencer ibrido, non solo perché è anche un attore e presentatore. Come lui, altrettanto ibridi sono Selvaggia Lucarelli e Roberto Saviano, giornalista lei e scrittore lui. Al loro pari, ibrido prima di tutti lo è stato Beppe Grillo, comico e leader politico e spirituale del MoVimento 5 Stelle. Per l’associazione nazionale di categoria, l’influencer è «un professionista che grazie ai propri numeri produce valore in termini divisibilità, e quel valore deve essere equamente remunerato dal mercato», cioè dalle aziende che gli affidano fiduciose ogni genere di prodotto e di servizio. Però, a differenza degli influencer puri, macro o celebrity che siano a seconda dell’ampiezza della platea di follower di ciascuno, Bizzarri & C. hanno scelto di non promuovere un brand specifico. Infatti, gli importa davvero poco spendersi nel decantare le qualità di un nuovo modello di scarpe, una linea miracolosa di cosmetici, una marca di abbigliamento o per chincaglieria varia.

 

All’opposto, il loro obiettivo è dare valore a sé stessi, alimentare e far crescere un personal branding da mettere sul tavolo delle trattative per il prossimo incarico. Ogni tweet e post è in automatico un donatore di interazioni ai propri account e per farlo hanno deliberatamente e scientemente scelto di randellare la politica e i politici. Un esercizio costante e permanente che gli restituisce a costo zero dosi massicce di reputazione e di follower. In parte, il loro successo è garantito dagli stessi politici che a volte ci mettono del loro, ma principalmente perché sparare a pallettoni su ministri, deputati, senatori o segretari di partito è diventato da tempo uno degli sport nazionali più seguiti e redditizi in termini di audience e visibilità. Una pratica esplosa del tutto con il monopolio digitale delle piattaforme.

Così l’account Twitter di Luca Bizzarri – che nel suo podcast Non hanno un amico (episodio 202 dell’11 giugno 2023) sostiene che i «nostri politici, a parte rarissime eccezioni, hanno sempre avuto un problema con i social network» e che questi andrebbero «vietati ai politici» – dall’inizio dell’anno ha incassato 900 mila interazioni e nella classifica dei dieci tweet più performanti ben otto hanno un contenuto politico e di questi quattro sono esplicitamente contro Salvini, Piantedosi, Calderoli, e Meloni. Selvaggia Lucarelli di interazioni totali invece ne ha collezionato giusto un milione da gennaio ad agosto e tra i primi dieci tweet per numero di reazioni la metà ha un contenuto esplicitamente politico. Nel mirino di @stanzaselvaggia finiscono ancora Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma compaiono anche i ministri Sangiuliano, Roccella e Valditara. Dall’inizio dell’anno, il tweet che ha ottenuto la miglior percentuale di interazione, lo 0,79%, è quello con la sua foto postato lo scorso 30 luglio nel giorno del suo quarantanovesimo compleanno con un testo per nulla neutrale: «E sono 49! Salvini, ti dice qualcosa?» Ma, il record in assoluto spetta a Roberto Saviano.

 

Nella classifica dei dieci tweet più commentati dai follower, otto hanno un chiaro riferimento alla politica e ai politici al governo e, al pari della Lucarelli, anche Saviano si scaglia a più riprese contro il segretario e vice premier Matteo Salvini, senza risparmiare Maurizio Gasparri o il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. È chiaro che Luca Bizzarri e tutti gli altri influencer impuri possono legittimamente criticare i potenti e i politici, di governo o di opposizione, perché il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. è consacrato dall’articolo 21 della Carta costituzionale, solo che il punto è un altro. Prosaicamente, quanto questo esercizio di critica politica, arricchisce la platea di follower, riempie di like e interazioni varie i vagoni dei loro account social? Ancor di più quanto questi dati si trasformano nel primo e forse più importante elemento da monetizzare in altri campi, momenti e incarichi professionali? Perché, se così fosse avrebbero quantomeno il dover di dirlo chiaramente. Di ammettere che la politica, cattiva o buona, porta loro un reddito indiretto. 

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