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Le famiglie sono in affanno e le banche nuotano nell'oro, Paragone all'assalto

Gianluigi Paragone
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Famiglie in affanno, banche nell’oro: questo potrebbe essere il titolo del paradosso italiano. Sono i numeri a certificarlo. Secondo l’Ocse infatti il reddito reale dei nuclei familiari nel 2022 è calato del 3,5% a causa del combinato disposto inflazione, aumento dell’energia, rincaro dei prezzi. Sono i danni dei vari lockdown dovuti alla pandemia e delle conseguenze generate dal conflitto in Ucraina. È così per tutti? La domanda purtroppo costringe ad una riflessione politica sulle cure dei vari governi: l’Italia sta peggio di tutti, «poiché - rileva l’Ocse - l’impennata dei prezzi dell’energia nel quarto trimestre 2022 ha portato a una inflazione elevata, minando il reddito familiare se misurato in termini reali».

Ovviamente vengono alla mente tutti i proclami dei recenti governanti, impegnati - evidentemente a parole - a intervenire per aiutare le famiglie, le piccole imprese, i lavoratori. Ci ricordiamo i decreti dai nomi roboanti sia del camaleontico Giuseppe Conte sia dell’uomo della Provvidenza Mario Draghi (nella foto). Tutti impegnati a stare accanto alle persone e alle piccole imprese. I dati però fotografano la situazione per quella che è: al di là degli annunci e delle conferenze stampa, resta la distruzione di reddito e l’erosione di ricchezza/risparmio per le famiglie. Una situazione che però non tocca gli istituti di credito, soprattutto i primi due. Se infatti l’Ocse infila la maglia nera alle famiglie italiane, i recenti dati delle banche fanno stappare le migliori bottiglie.

Guardiamo i recenti utili del primo trimestre 2023: UniCredit ha registrato 2,1 miliardi di utile contro il miliardo e 2 dello stesso periodo 2022; Intesa SanPaolo 1,96 (1,08 nel 2022). Decisamente più bassi quelli di Bper, Bpm e via elencando. Segnalo solo che pure la sempre sofferente MontePaschi nel primo trimestre di quest’anno ha incassato 236 milioni di utile contro i 10 milioni dello stesso periodo 2022. Insomma, direi che le nostre banche non se la passano affatto male e bene sarebbe se il governo italiano mettesse un po’ le mani nelle tasche di queste imprese con una tassazione sugli utili più marcata, giusto per limare le asimmetrie generate dalle crisi. Vale per loro, come per le multinazionali (intoccabili per definizione «perché altrimenti non vengono in Italia») e per i big player dell’energia: i maxi utili devono essere tassati maggiormente. Per farla breve, dunque, i miracoli dei governi italiani non ci sono stati e le promesse di far pagare gli effetti della crisi alle banche e ai più ricchi sono evaporate col tempo. Ma vale così per tutti i Paesi?, ci domandavamo. No. E anche qui la propaganda presenta il conto. Chi ha riparato le proprie famiglie più di tutti è stata la Gran Bretagna, quel Paese che - stando sempre al racconto mainstream - starebbe ancora pagando le conseguenze catastrofiche della Brexit, e che, dicunt, non vede l’ora di rientrare nell’Unione europea. Balle. Ecco il report dell’Ocse: «Il Regno Unito ha registrato il maggior aumento del reddito familiare pro capite nel quarto trimestre del 2022 (+1,2%), trainato dalla crescita salariale e dal sostegno del governo al consumo energetico delle famiglie». Questi sono i numeri reali. 

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