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La geotecnologia della Cina alla conquista del mondo

Cosimo Fabrizio Dell'Aria
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Lo scrittore abruzzese negli anni ’60 Ennio Flaiano diceva «capire la Cina non è soltanto impossibile, ma inutile». Dopo più di mezzo secolo, sembra che ancora qualcuno non comprenda fino in fondo l’intenzione della Cina di influenzare le scelte mondiali e diventare leader con un programma di geotecnologia, nel settore dell’intelligenza artificiale e della robotica, pensando, ingenuamente, di poterla ghettizzare in qualche angolo di mondo. Taiwan ne è la conferma. Isola tecnologica, oggi ancora indipendente, dove si concentra la più grande produzione di microchip del mondo, coccolata dagli Stati Uniti e ambita dalla Cina, che ne rivendica l’annessione per motivi storici, minacciando con esercitazioni di navi e droni l’invasione dell’isola di Formosa. Taiwan è solo una marginale parte della strategia tecnologica messa in campo dal Presidente Cinese, ma oggi forse fondamentale. Infatti, l’azione di Xi Jinping nasce, con una serie di documenti strategici già dal 2015, con il Made in China 2025; il 13° piano quinquennale per le industrie strategiche del 2016 che delineavano l’azione geotecnologica della Cina nel settore dell’intelligenza artificiale e della robotica con due obiettivi: il primo per aumentare la competitività della Cina a livello internazionale e il secondo per difendere la sicurezza interna. I documenti prevedono un aumento del 26% del Pil entro il 2030 e un incremento dell’occupazione pari al 12% nei prossimi 20 anni.

 

 

L’azione strategica si concretizza, da un lato, nel finanziamento di imprese private cinesi nella ricerca sperimentale e applicata che sono cresciute nel settore della AI del 15% l’anno, dall’altro nell’implementazione della sicurezza interna potenziando l’apparato statale nel settore della pubblica amministrazione e giustizia e controllo del territorio con i sistemi di IA. La pandemia tre anni fa ci ha fatto solo intravedere la capacità della Cina nel gestire 1 miliardo e passa di persone attraverso la tecnologia. I privati crescono a dismisura e invadono il mondo con le piattaforme di Alibaba, Baidù e Tencent, ma nel settore dell’hardware e dei software le imprese cinesi zoppicano e per tale motivo Huawei è scesa in campo pesantemente. In primis con HMS (Huawei mobile service) alternativo a Google, con il sistema operativo Hongmeng, ancora con Kupeng l’ecosistema di calcolo e infine con il 5G, che tanto ha fatto discutere in occidente sulla sua adozione. In secondo luogo, e qui ritorna impellente l’interesse per Taiwan, le imprese private Cinesi su impulso e con i fondi di Pechino puntano a creare chip per potenti computer di calcolo, brainmatics, interfacce neurali (brain-computer interface), neuroscienza computazionale e i big data, cercando in qualche modo di prendersi il primato mondiale.

 

 

Infine cosa ancor più preoccupante l’uso dell’AI nel settore militare, e in particolare dei droni, dove la Cina possiede con le aziende di IA il 70% delle quote mondiali del mercato dei droni e dove nella recente guerra Ucraina il sistema Aeroscope cinese, sistema in grado di tracciare con impressionante precisione la posizione dei droni e dei piloti, è stato tolto nel suo utilizzo a Kiev per lasciarlo però in uso a Mosca. Insomma, quando parliamo di intelligenza artificiale non parliamo solo dei videoselfy in uso ai nostri ragazzi, ma anche di sistemi di guerra sofisticatissimi. E seppur oggi la Cina è lontana dalla più impattante tecnologia americana, i passi cinesi di geotecnologia e quello che sembra solo una rivendicazione storica di Taiwan nascondo una guerra per l’ultimo microchip. La notizia che apparati americani stiano smantellando sofisticati sistemi tecnologici a Taiwan dovrebbe farci riflettere sul prossimo futuro. Stiamo vivendo una nuova corsa al nucleare come negli anni ’70 dove però l’Intelligenza Artificiale e il suo uso possono avere un impatto più invasivo delle minacce nucleari. La guerra tra Washington e Pechino sulla corsa ai microchip continua e forse Taiwan ne pagherà le conseguenze. La speranza di evitare un uso distorto delle nuove tecnologie sembra sempre più vana e di difficile soluzione. Qualcuno necessariamente deve iniziare a discutere sul tema. L’Europa? L’Italia? Vedremo! Diceva San Francesco d’Assisi «cominciate col fare ciò che è necessario, poi con ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete di fare l’Impossibile».

 

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