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Libertà individuali, è il momento di puntare sui diritti

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Mario Benedetto
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E' il momento di soffermarci sulla questione diritti, tanto dibattuti, da tanto tempo, con tanta intensità. Tutto «tanto», in opposizione all’attenzione che invece dedichiamo a quelli dati per acquisiti, formalmente, che sono invece in difficoltà, di fatto. Non ci stancheremo mai di difendere le libertà, le prerogative individuali del loro libero godimento. Ma quello sui diritti rischia di farsi un dibattito ideologico, lontano dalle esigenze di quel «Paese reale» più volte evocato per recuperare il rapporto di fiducia con i cittadini. Ecco, la costruzione della fiducia attuale sembra passare dall’assecondare, accontentare, esigenze di cerchie delle quali si cerca di catturare al massimo il consenso. Pezzi di consenso e di elettorato, o meglio di elettorati, sui quali si punta a edificare, appunto, la propria quantità di consenso.

Il discorso, invece, dovrebbe allargarsi ai grandi valori e temi universali. E non c’è neppure troppo da inventarsi, lo dicono i sondaggi che riportano le voci degli italiani. Quali temi? Il lavoro ad esempio. La libertà, da quella legata all’attività d’impresa si o ai diritti dei lavoratori. A partire da uno piuttosto basico: quello di lavorare. Anch’esso, sulla carta granitico, ma che va a sgretolarsi nel confronto di una realtà che vede inoperoso, lontano dal lavoro ma anche dallo studio, un giovane su 4. Per dirne una che, anche qui, non ci stancheremo mai di portare all’attenzione di tutti. E quando il lavoro c’è, ecco intervenire altri fattori non indifferenti: le mannaie del cuneo e della pressione fiscale. La realtà è che ci siamo abituati a condizioni che tutto sono, meno che normali, o civili: la metà dei guadagni che, indicativamente, un professionista o un’impresa media deve sacrificare per costo del lavoro e adempimenti fiscali è una condizione lontana da un sistema economico, e sociale, che favorisca lo sviluppo. Tutto qui.

È proprio da qui, dunque, che bisogna ripartire. Andando a monte delle soluzioni, ovvero mettendo a fuoco esigenze reali e prioritarie, per poi arrivare alle proposte. Che così avrebbero un senso, un’utilità, reale. La verità è che non abbiamo bisogno di andare a ricercare particolari diritti di cui promuovere il rafforzamento, o meglio non prima di essere partiti dalle basi. Lavoro e libertà d’impresa sembrano proprio essere le basi di questa piramide sociale. Una piramide rispetto alla quale rischiamo di perderci nella ricerca del puntello d’apice giusto, senza consentirgli di poggiare su fondamenta che fanno arrivare il messaggio e la struttura su cui è edificato, proprio come letteralmente fatto dagli egizi, da civiltà che si sono emancipate nel tempo dalla condizione di tribù.
 

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