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Il Berlusconi che amava farsi amare

Silvio protagonista. Ritratto di un leader che ha segnato un'era

Marcello Veneziani
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Non so se Berlusconi passerà alla storia; io penso di sì, nonostante il brutto finale. Ma è certamente già passato alla mitologia. E la fiction su di lui lo conferma, insieme allo sciame di simboli, battute, dicerie, gag che ispira o produce direttamente. Ci provò Nanni Moretti a darci un ritratto cattivo di lui, il Caimano; ci provarono altri, tra il comico, il ludico e il criminale. Ora ci prova Paolo Sorrentino; e ci prova alla grande in un film in due puntate. Impresa omeopatica, visto che tratta di un Megalomane di successo. Il film non si chiama Lui, come ci sarebbe da aspettarsi, ma Loro, e quella coralità indebolisce il film e sposta il baricentro dalla sua figura alla mutazione antropologica degli italiani, in versione psicolabile e alterata. La prima parte della saga berlusconiana arriva nelle sale oggi, ma solo ieri si è svelato per la stampa il Gran Mistero creato intorno a questo film. Di cui non si conosceva niente; gli stessi attori erano stati votati, per contratto, all'omertà assoluta. La prima parte ti lascia l'impazienza di vedere la seconda. Per due terzi è un film psichedelico, tra cocaina, sesso & zoccole che rende l'idea di un clima, annuncia un avvento, un'attesa, ma Lui non c'è. Al suo posto c'è lo spaccato di un'Italia, anzi il frullato, lo spappolato di un'Italia che si è bevuta il cervello e la dignità. Uno squarcio allucinato di un mondo che sembra la continuazione della Grande Bellezza, più che della corte di Silvio. C'è qualcosa di più losco, più vizioso, più tossico di quel grande circo che fu l'era del Bunga bunga, che aveva anche una sua puerile futilità. Sorrentino gioca tra la realtà e l'invenzione, è allusivo e fiabesco. I Tarantini e i Lele Mora, le Noemi e le D'Addario, i Bondi e i Bonaiuti, appaiono di sbieco. Solo nell'ultimo terzo il film spicca il volo. Con un grandioso Toni Servillo nei panni di Lui, perfetto, nei suoi sorrisi, nel suo lusso, nel suo portamento, nella sua piacioneria e nella sua regalità, sultanesca e a volte un po' tirannica. E perfetta appare pure Elena Sofia Ricci nei panni della sua Veronica Lario, nella sua ultima fase più pensosa e meno berlusconiana, remota ormai dal suo avvenente passato di attricetta... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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