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Per Hillary meglio perdere

Hillary Clinton

Luigi Bisignani
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Caro direttore, è un'analisi «top secret» sul voto di domani a far diventare un incubo le notti di Bill ed Hillary Clinton. Per assurdo è forse meglio per loro perdere le elezioni, piuttosto che andare incontro allo scenario riportato da fonti confidenziali dell'intelligence inglese. Il report, suffragato a quanto sembra da mail criptate, informa che la vera strategia di Julian Assange, l'australiano programmatore e chief editor di WikiLeaks, è di puntare sulla vittoria di Hillary per poi costringerla alle dimissioni. Sarebbe pronto a dimostrare infatti un presunto coinvolgimento suo e dei suoi più stretti collaboratori nella vendita di armi all'Arabia Saudita per 80 miliardi di dollari. Fantapolitica? Depistaggio? Forse. È certo comunque che da hacker-anarchico Assange, benché rinchiuso nell'ambasciata londinese dell'Ecuador dal 2012, sta diventando sempre più un fine politico, capace di sconvolgere gli equilibri mondiali. Secondo quanto affermano fonti riservate, Assange sarebbe giunto alla conclusione che per i suoi fini è molto più profittevole mandare al tappeto un Presidente appena eletto piuttosto che azzoppare, come ha comunque già fatto, un candidato. Se Hillary quindi vincesse su Trump, Assange e i suoi hacker otterrebbero un risultato straordinario: mettere in crisi la democrazia più forte del mondo, dimostrando che la rete è ormai capace di manipolare ogni risultato. L'analisi che viene decrittata sembra venire addirittura dal «SIS», l'agenzia di spionaggio per l'estero della Gran Bretagna fondata nel 1909. Più comunemente nota con il nome di M16 (Sezione 6) dipende dal Foreign Office. L'insegna del SIS era un tempo una C verde, dal momento che il primo direttore firmava tutti i documenti ufficiali con inchiostro di quel colore e le parole «Semper Occultus». Comunque vada sono sempre più numerosi i maggiorenti del partito democratico convinti che, se vince, Hillary verrà messa subito in grave difficoltà. Già si parla apertamente di un impeachment che aprirebbe la strada della Casa Bianca al vice Presidente Tim Kaine, scelto più per fare i comizi in spagnolo negli Stati dove i Latinos sono più numerosi che per altri meriti. Per gli USA comunque finisca buio pesto.

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