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Flop rosso e ora rischia pure l'azzurro

Tiziano Carmellini
Tiziano Carmellini

Perché lo sport, come la vita, si può vedere e quindi raccontare anche da un'altra prospettiva

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Il Calcio, la Ferrari. Cose che per anni sono state il nostro fiore all'occhiello, spot del Made in Italy sportivo. E adesso? Niente, flop totale o almeno questo è quello che raccontano le ultime drammatiche 48 ore. Tra ombre di doping sul capitano della nostra nazionale di nuoto, quel Magnini che mille volte ci ha fatto saltare in piedi per la gioia, all'Italia di Ventura che naufraga contro la modesta Macedonia che rischia di andare a fare gli spareggi nemmeno da teste di serie per qualificarsi a Russia 2018. Fino alla Ferrari, tornata finalmente competitiva ma che nelle due ultime gare, proprio quelle nelle quali sembrava avere più chance, si butta via tra errori da principianti e sfiga atavica. A Suzuka, dopo l'Harakiri in Malesia, una candela ha fermato la rincorsa mondiale di Vettel. Un guasto meccanico, banale (anche se sbaglia chi pensa che la candela difettosa di Vettel sia anche lontanamente parente di quelle che da ragazzi si intasavano sulla Vespa), che taglia le gambe a una stagione intera. Dice che la fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo: vero, ma l'errore della Ferrari è ormai sempre lo stesso. Arrivare in condizione di poter vincere troppo tardi, al termine dell'ennesima stagione di rincorsa perché c'è sempre qualcuno più bravo ad interpretare regolamenti, evoluzioni tecniche, a trovare l'assetto giusto: insomma a vincere. Un po' come avviene nel calcio, perché che Ventura potesse rivelarsi un flop lo si poteva intuire dal suo percorso da allenatore: un paio di buoni anni al Torino e poco altro. Un po' pochino. Ma più che i risultati molto deludenti a preoccupare per il futuro sono il non gioco e la fronda dei «senatori» azzurri. Il segnale è chiaro, gli errori si commettono, ma perseverare è diabolico. Via Ventura subito, prima che diventi troppo tardi... ammesso che già non lo sia.

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