Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Fase 2: albergatori si preparano fra tecnologia e turismo slow

E sul mercato si affacciano anche investitori esteri

AdnKronos
  • a
  • a
  • a

Roma, 15 mag. (Labitalia) - Le strutture alberghiere non sono mai state obbligate a chiudere per dcpm ma per la maggior parte la chiusura è stata un passo obbligato per riuscire a sopravvivere a costi sproporzionati rispetto all'esiguità del numero degli ospiti. Ma ora tutti corrono in avanti, aprendo le prenotazioni e cercando di valutare gli strumenti più sicuri di cui dotarsi per dare avvio a una stagione che rimarrà negli annali di ogni turista. I grandi, come le catene Westin, si stanno dotando di strumenti sinora utilizzati per la sanificazione degli ospedali come il primo robot certificato per la sanificazione contro il Covid, Xenex, distribuito in Italia da ab medica, e i piccoli, come le dimore di charme, provano altre strade. “In questa situazione particolare abbiamo pensato principalmente alla salute dei collaboratori e ospiti - racconta Luciano Sonzini, Manager della Masseria il Frantoio, dimora di charme di Ostuni - immaginando un ritorno al passato, con un turismo lento, dove il luogo scelto può diventare casa e rifugio sicuro. Apriremo solo 12 stanze su 19 e ognuna avrà un salottino privato dove mangiare o leggere un libro in serenità: una volta assegnate, queste forniture saranno utilizzabili solo dai componenti del nucleo famigliare. Idem per le postazioni in piscina, con lettini e tavolini personali. In caso di camere libere, apriremo ad esterni la possibilità di prenotare un pasto, ma sempre in base alle postazioni prestabilite. Sto lavorando insieme ai proprietari e a tutto lo staff per garantire anche quest'anno una vacanza indimenticabile”. Alcune strutture, piegate dal lockdown non riapriranno più: ma nuovi investitori esteri stanno entrando nel mercato italiano, come dimostra la recente acquisizione da parte dell'investitore e operatore olandese citizenM di un immobile a Roma, difronte all'Isola Tiberina, da trasformare nel primo hotel italiano della catena. “L'Italia è nel nostro mirino espansionistico da diversi anni. Siamo investitori di lungo periodo e il lockdown non ci ha fermato”, racconta Maria Pia Intini, Development & Investment Director Europe di citizenM hotels. “Anche perché i nostri hotel, pensati per un citizen Mobile, assicurano già standard di sicurezza a prova di Covid: il nostro focus sulla tecnologia a supporto della componente umana include una app con cui svolgere la maggior parte dei servizi (check-in, check-out, apertura della stanza e altri in fase di finalizzazione) e le tante isole lounge assicurano da sempre privacy. Il nostro piano di investimento in Italia rimane alto e prioritario”. Ma sono molti anche gli investitori italiani che possiedono strutture all'estero, che restano in attesa della riapertura delle frontiere. “In questi mesi di chiusura abbiamo integrato le misure di sicurezza necessarie post Covid, per essere pronti appena i voli internazionali riprenderanno”, spiega Johannes Girardi, del Gorgonia Beach Resort, hotel a 5 stelle di proprietà italiana all'interno del Parco Nazionale di Wadi El Gemal, a sud di Marsa Alam. “La nostra struttura è da sempre molto legata al Parco e alle comunità locali. Abbiamo sfruttato questa sosta forzata per portare avanti il progetto di sviluppo a sostegno della locale comunità beduina che insieme ai biologi dell'albergo accompagnano gli ospiti della struttura a conoscere le bellezze del deserto a piedi o in bicicletta a pedalata assistita. Inoltre abbiamo cofinanziato un corso di apicultura per i giovani del villaggio che hanno appena raccolto 85 kg di purissimo miele dei fiori e cespugli del deserto: il prossimo sarà il miele di mangrovia”, conclude.

Dai blog