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Fase 2, tutti nella propria Regione e negozi aperti a metà maggio

Katia Perrini
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Grande prudenza per la fase 2. È questa la parola d'ordine che filtra da Palazzo Chigi al termine delle due video-conferenze del pomeriggio del premier Conte: la prima con sindacati, Confindustria Confapi, Confimi, ReteImprese, Alleanza Cooperative, Ance, e a seguire con Regioni e Enti locali. Il piano «prevede una ripartenza sempre all'insegna della massima cautela, nella consapevolezza che si dovrà sempre tenere sotto controllo la curva epidemiologica e non farsi trovare impreparati in caso di una possibile risalita - fanno sapere da Palazzo Chigi -. Il piano prevede un allentamento delle misure restrittive, ma non uno stravolgimento». Con ogni probabilità sarà vietato uscire dalla propria Regione. In ogni caso bisogna far presto considerando che ogni settimana di blocco costa all'incirca mezzo punto di Pil. Le linee strategiche erano state concordate in mattinata nel corso di un'altra video-conferenza con la task force guidata da Vittorio Colao cui tocca il compito di preparare il piano. I dettagli verranno resi noti entro la fine della settimana. Il piano prevede che lunedì 27 aprile chi è in regola con tutti i protocolli di sicurezza possa ricominciare. Poi dal 4 maggio riprenderanno almeno 2,7 milioni di persone occupate, principalmente, nell'edilizia e nell'industria manifatturiera. Più lenta la procedura per i negozi che potrebbero aprire i cancelli l'11 maggio. Bar e ristornati dovrebbero attendere la settimana successiva. Colao ha presentato un documento di cinque pagine oltre alle slide con i passi da compiere. Tra i primi ci sarà protocollo per i mezzi pubblici considerato che il 15 per cento dei lavoratori di manifattura e costruzioni li usano per andare al lavoro. La raccomandazione della task force («usate tutti la bicicletta» ) non è certo risolutiva. Le due ruote sono una soluzione nei centri urbani. In caso di spostamenti più lunghi o verso gli impianti industriali, situati ben lontani dalle città, serve altro. Infatti i sindaci hanno presentato un piano da 5 miliardi per rafforzare il trasporto pubblico Bisognerà aggiornare il protocollo di sicurezza firmato con i sindacati il 14 marzo (guanti, mascherine e distanziamento sul luogo di lavoro, termoscanner per misurare la temperatura, sanificazione degli ambienti). Infine le mascherine. Ne servono almeno sette milioni al giorno ma, in questo momento, come ha dichiarato il commissario Domenico Arcuri le consegne sono ferme a quattro milioni. La base del piano è la mappa sugli indici di rischio compilata dall'Inail in base ai codici di Ateco. I criteri utilizzati per compilare la mappa delle riaperture sono in sostanza tre: esposizione al virus, prossimità dei lavoratori, aggregazione. In base alle tre variabili l'Inail ha assegnato un livello di rischio che va da basso a molto elevato. A ottenere un indice di rischio medio-basso sono stati l'industria automobilistica (con l'indotto), il tessile e abbigliamento, metallurgia, siderurgia e costruzioni. E queste saranno le attività che ripartiranno il 4 maggio se non addirittura lunedì 27 aprile. Colao aveva proposto di esonerare dal rientro i lavoratori 60enni, ma il premier si è opposto perchè «il lockdown non si può protrarre: riprendiamo le attività purchè in sicurezza».

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