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Ex Ilva e Alitalia occhio al portafogli, le fanno pagare a voi

Filippo Caleri
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Tra ex Ilva di Taranto e la nuova Alitalia nelle stanze del potere si inizia a sentire un profumo di Iri, la grande madre statale che, fino agli anni '90, era il volano dell'economia italiana, con partecipazioni e controllo diretto nei settori industriali più disparati. La prova del rinnovato amore per la statalizzazione è arrivata ieri dallo stesso premier Giuseppe Conte, che a Melfi, parlando del destino dell'acciaieria, ha detto: «Laddove sia confermato l'impegno della società a continuare nella produzione, siamo pronti ad assicurare un coinvolgimento pubblico, motivato dall'importanza strategica del siderurgico per tutta l'economia italiana. Non accetteremo alcuna soluzione al ribasso ma vogliamo evitare in ogni modo che venga compromessa la continuità produttiva degli impianti». Un coinvolgimento statale non esplicitato ma che parte dagli ammortizzatori sociali e arriva alla possibile partecipazione nel capitale, magari bussando alla porta della Cassa depositi e prestiti, finora molto tiepida sulla vertenza anche per i veti delle Fondazioni bancarie. Per approfondire leggi anche: Ex Ilva, Conte: da governo massima attenzione Nel frattempo la Arcelor Mittal ha saldato le fatture alle aziende dell'indotto e i commissari hanno chiesto una proroga per mettere in sicurezza l'Altoforno 2. Insomma ci sono per ora condizioni di maggiore tranquillità che crea le condizioni per aprire la fase della trattativa tra la multinazionale dell'acciaio e il governo italiano. Conte ha escluso «accordi al ribasso». Ma la trattativa... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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