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Accoltella il vigilante, gli ruba la pistola e si spara

Katia Perrini
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Attimi di terrore nel pomeriggio a Roma nel tunnel che collega la fermata Tiburtina della metro B con la stazione ferroviaria. Un congolese di 21 anni ha accoltellato un vigilante, poi lo ha disarmato e, in mezzo alla gente, si è ucciso sparandosi un colpo in testa con la pistola sfilata dalla fondina della guardia giurata. Il 55enne dell'Istituto di vigilanza dell'Urbe, colpito più volte nella zona della gola, è arrivato al Policlinico Umberto I di Roma in codice rosso. Successivamente è stato dichiarato fuori pericolo di vita ma le sue condizioni restano comunque gravi. Ignote al momento le cause che hanno spinto l'assalitore a compiere il folle gesto. Smentite subito le voci secondo le quali poteva trattarsi di un atto terroristico. L'uomo, infatti, pare sia di religione cattolica e sia in cura per problemi psichiatrici. Gli inquirenti, fra le altre cose, stanno vagliando anche i filmati delle telecamere di sorveglianza presenti nel tunnel per riuscire ad acquisire altri elementi utili all'indagine. Un fatto che, inevitabilmente, ha scatenato polemiche. Secondo il Codacons si tratta di «un episodio che poteva trasformarsi in una strage». Pertanto, sottolinea il presidente Carlo Rienzi «l'accaduto dimostra ancora una volta come sia indispensabile incrementare le misure di sicurezza all'interno delle stazioni della metropolitana romana. L'incolumità dei passeggeri deve essere tutelata con ogni mezzo, per ridurre al minimo i rischi per viaggiatori e personale di servizio». Dal lato politico, invece, è la Lega ad attaccare a testa bassa accusando la sindaca Virginia Raggi di non avere il controllo della città e di non essere in grado di garantire la sicurezza. «Serve qualcuno che metta la tutela dei romani al primo posto dell'azione politica, senza perdere tempo a nominare nel proprio staff e nella squadra di governo solo gli amici degli amici o yes man», il pensiero del Carroccio espresso dalla consigliera regionale Laura Corrotti.  «Servizi come quello che stava svolgendo oggi il collega alla stazione della metro B Tiburtina dovrebbero essere svolti da guardie che abbiano uno specifico addestramento e protezioni. Quando è stato aggredito si trovava solo. Il servizio era stato disposto così? La Questura, che deve approvare i servizi, sapeva che il collega si trovava da solo a svolgere servizio? E la Polizia Ferroviaria, che questi servizi li sovrintende, era al corrente delle modalità del servizio? Dovrebbero essere almeno in due gli operatori impegnati in queste situazioni, similmente a quanto avviene per le forze di polizia in ambito ferroviario». Così, in una nota, Vincenzo Del Vicario, segretario nazionale del Savip, sindacato autonomo vigilanza privata. «Delle guardie giurate sembra non curarsi nessuno - conclude - né la Questura di Roma né il Ministero dell'Interno. Esistono, dunque, responsabilità dei delinquenti ma esistono anche quelle di chi, in condizioni di rischio, lascia che ci si mandi allo sbaraglio».

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