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"Sono fascisti, cancellate i nomi italiani dall'Alto Adige"

Antonio Rapisarda
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Colpevoli di essere «fascisti»: via quindi ai nomi «italiani» dall'Alto Adige. La «questione linguistica» in questo lembo di Italia al confine con l'Austria continua a diventare sempre di più una questione di principio per non dire di Stato. Dopo lo scandalo - denunciato da Il Tempo - del tentativo di cancellazione dei toponomi italiani di montagne, valli e località - con il quale il governo Renzi si sarebbe assicurato il «sì» al referendum da parte dei sostenitori della Südtiroler Volkspartei - un'altra proposta è destinata a scatenare nuove polemiche e divisioni nella Regione autonoma. Dopo l'appello dell'Accademia della Crusca sottoscritto da quarantotto docenti universitari «per salvare i nomi italiani della toponomastica bilingue» e indirizzato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, una movimentata seduta del consiglio provinciale di Bolzano ha preso di mira proprio l'istituzione culturale per eccellenza. Il «la» è stato dato da una mozione sui nomi di luogo in lingua italiana presentata e approvata dal partito revanchista Südtiroler Freiheit e appoggiata dalla Svp: secondo questa non solo è giudicata «politica» la richiesta degli studiosi («Il Consiglio provinciale disapprova qualsiasi iniziativa che strumentalizzi la scienza, e specialmente la linguistica, a fini politici e respinge con determinazione l'appello dell'Accademia della Crusca») ma soprattutto sancisce come il Consiglio provinciale disapprovi «i tentativi di reinterpretare la politica della macro e microtoponomastica fascista come patrimonio culturale». Tradotto, significa che in quanto denominazioni inserite durante il Ventennio i toponomi possono essere cancellati: i nomi di località, torrenti, montagne, vallate intere, chiamati così ormai da generazioni, non possono essere considerati dunque «patrimonio culturale». «Ecco l'equazione che squarcia il dibattito: "italiano" per la Südtiroler Volkspartei in Alto Adige vuole dire semplicemente "fascista"», ha attaccato Alessandro Urzì, Consigliere regionale e provinciale di Bolzano de L'Alto Adige nel cuore. Secondo il consigliere, che da mesi denuncia il tentativo di pulizia linguistica in atto contro la natura stessa del bilinguismo inserito e tutelato nello Statuto autonomo, «l'accelerazione e la sfida lanciata al Governo da parte del presidente della Provincia Arno Kompatscher e dei secessionisti è un segnale che potrebbe forse rendere chiaro l'obiettivo della Svp che non si accontenta di soluzioni equilibrate ma che chiede di passare la spugna sulla intera identità e sul diritto all'uso della lingua italiana in Alto Adige». Non solo. A quanto denuncia Urzì anche le statue potrebbero essere vittime dello stesso tentativo: «In Consiglio provinciale è stato presentato un ordine del giorno (rigettato e tramutato in mozione anch'esso, ndr) che sarà discusso a brevissimo con cui si chiede che le statue del Leone di San Marco e della Lupa capitolina posti sulle due colonne e ora rimosse per essere ristrutturate non siano più ricollocate al loro posto perché "fasciste"». Insomma, su nomi e cose la «contesa della lingua» e dell'italianità in Alto Adige è tutt'altro che finita. Il voto in Consiglio, infatti, è parallelo al tavolo di lavoro aperto nella cosiddetta commissione paritetica dei Sei (Stato-Provincia) dove - dopo la denuncia del nostro giornale - è ferma la richiesta della Svp di abolire grande parte della toponomastica italiana con una norma di attuazione che però, per acquisire efficacia, dovrebbe essere approvata dal governo. Proprio lì si annidava il patto tra autonomisti ed esecutivo: sostegno al «sì» in cambio di un colpo penna per cancellare i nomi italiani. E nemmeno il fatto che su questo sia intervenuta anche la più prestigiosa sede della cultura italiana, come l'Accademia della Crusca, ha intimorito gli autonomisti: pronti, come abbiamo visto, ad aggirare con «l'allarme fascista» cent'anni di storia.

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