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Roma chiude le moschee abusive E i musulmani protestano pregando davanti al Colosseo

COLOSSEO

Francesca Musacchio
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Venerdì si pregherà al Colosseo contro la chiusura delle moschee non autorizzate. L'Islam romano continua ad essere in fermento. Almeno quella parte che ha visto apporre i sigilli davanti ai locali usati impropriamente come luoghi di culto. Per il momento la protesta riguarda la comunità bengalese, appoggiata anche da un'altra parte di musulmani di Roma che hanno aderito alle varie manifestazioni, forse nella consapevolezza di essere i possibili prossimi destinatari dei provvedimenti emessi dalla polizia municipale. Dopo la preghiera in piazza dei Mirti e piazza Vittorio, dunque, adesso è la volta del Colosseo. Venerdì i fedeli si riuniranno a via di San Gregorio, nell'area davanti all'Arco di Costantino e pregheranno rivolti verso la Mecca e con lo sfondo dell'Anfiteatro Flavio. «Siamo stufi - si legge sul volantino di lancio dell'evento - della criminalizzazione dei nostri luoghi di culto bollati come abusivi. Non esiste una normativa di riferimento e non possiamo inventarci soluzioni in autonomia dalle amministrazioni. Abbiamo bisogno della volontà politica di risolvere il problema. È un dovere costituzionale delle amministrazioni il consentire l'esercizio di un diritto come quello al culto. È un diritto di tutti, quindi anche il nostro. Deve poter essere esercitato in forma individuale ma anche collettiva, in forma privata come in forma pubblica. Auspichiamo che l'amministrazione capitolina avvii, come dichiarato, un processo per arrivare ad una soluzione di sistema e che ci vengano date delle soluzioni nel breve periodo, anche queste annunciate». L'organizzatore dell'evento è l'associazione «Dhuumcatu» composta da cittadini del Bangladesh, una delle comunità più numerose a Roma e che gestisce il maggior numero di moschee non autorizzate. Da giugno, infatti, i vigili della Capitale stanno controllando garage, scantinati e magazzini che sono usati come moschee. Un fenomeno che a Roma è in continua espansione, soprattutto in quartiere popolari come Centocelle e Tor Pignattara, dove nel raggio di pochissimi chilometri si contano numerosi luoghi di culto. Quaranta i posti censiti, il doppio quelli sospettati di accogliere decine di fedeli per la preghiera e che non rispettano le norme urbanistiche per la sicurezza. Via Filippo Parlatore, via dei Gladioli, via Nicolò Romano, via Fioravanti e via Padre Elia Carosi, sono le moschee non autorizzate che sono state chiuse dalla polizia locale di Roma Capitale. I controlli hanno evidenziato abusi edilizi e la violazione delle norme sulla sicurezza all'interno dei locali, tutti gestiti da associazioni culturali. In questi luoghi, nonostante quanto scritto su tutti gli statuti, si prega. Sono moschee a tutti gli effetti, anche se ospitano a volte corsi di lingua araba e altre volte attività ricreative per la comunità. In ogni caso, tutto avviene all'interno di strutture che non sono state create per ospitare in sicurezza decine di persone. A rischio anche i palazzi in cui si trovano i locali. Spesso, infatti, proprio dalle segnalazioni dei condomini sono arrivati i controlli della municipale. Come nel caso, ad esempio, della moschea in via Nicolò Romeo 14, nel quartiere Tor Vergata, dove è stato sequestrato un locale di circa 300 metri quadri utilizzato abusivamente come luogo di culto. Gli agenti, dopo le opportune verifiche, hanno anche trovato un cittadino indiano di 50 anni che abitava abitualmente quei locali. Il garage (registrato come tale), era completamente interrato, con un solo ingresso, senza finestre per areare o uscite di sicurezza. Mancavano, inoltre, i sistemi di ventilazione forzata. Tutti elementi che mettevano a rischio la sicurezza dei fedeli, che frequentavano il garage durante la preghiera, e per gli abitanti dello stabile. Inoltre, erano stati effettuati abusivamente lavori di tramezzatura senza autorizzazioni, quindi abusi edilizi aggravati da violazione sulle norme in materia di sicurezza ed antincendio. Stessa storia per quelle in via dei Gladioli, via Filippo Parlatore e via Padre Elia Carosi.

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