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Esselunga, l'ultimo desiderio di Bernardo Caprotti: Non vendete ai comunisti

caprotti

Luigi Frasca
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Sono sempre stati i suoi "nemici". Al punto che, nel 2007, Bernardo Caprotti decise di dare alle stampe un libro "Falce e carrello" dedicato proprio alla lotta ingaggiata con le cosiddette Coop rosse e ai meccanismi che queste avevano messo in atto per impedire l'espansione di Esselunga. Oggi Caprotti non c'è più, è morto lo scorso 30 settembre (proprio oggi avrebbe compiuto 91 anni), ma fino all'ultimo l'inventore della grande distribuzione ha mantenuta intatta la sua avversione per il mondo cooperativo. Al punto da indicare chiaramente, nelle 15 pagine che costituiscono il suo testamento, una cosa che i suoi eredi non dovranno mai fare: vendere Esselunga alle coop. Caprotti ha lasciato il 70% della società alla moglie Giuliana Albera e alla figlia Marina Sylvia, mentre ha diviso il resto (30%) in parti uguali tra gli altri due figli di primo letto, Violetta e Giuseppe. Ed è a loro che scrive: "Ho preso una decisione di fondo per il bene di tutti. In primis le decine di migliaia di persone i cui destini dipendono da noi ma anche per una relativa pace familiare. Almeno non ci saranno le lotte, o saranno inutili, le aziende non saranno dilaniate". Poi la raccomandazione: in caso di una vendita (cosa che a questo punto diventa altamente probabile ndr) "non cedete mai al mondo della distribuzione cooperativa". 

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