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di Ettore Petrolini A Roma, dopo pochi giorni, fui scritturato - su la parola, senza contratto scritto - a lire sei al giorno da don Peppe Jovinelli, a piazza Guglielmo Pepe.Piazza Guglielmo Pepe - ora sparita - era, in quell'epoca, un enorme

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Eraun'accozzaglia di passatempi per tutti i gusti, uno più sollazzevole dell'altro, non escluso quello dell'alleggerimento simultaneo del portafogli e dell'orologio. Ospitava ogni sorta di baracconi, dal tiro al bersaglio al museo anatomico, dal carosello al teatro dei galli che cantavano e ballavano prodigiosamente sopra una lastra di bandone. E, sotto la lastra di bandone, c'era nientemeno che un... braciere! Pensate che pazienza ad ammaestrare quei poveri galletti!... E potevate inoltre trovare: la donna barbuta; il teatro Mercipinetti con il mistero di Abbragadabbra: il teatro meccanico con la nevicata; il grande museo anatomico (di cose inutili e disgustose a vedersi) premiato con diplomi e medaglie d'oro in tutte le accademie di scienze del mondo. Il proprietario, Savarino, diceva con accento straniero: – Cento e più figure di cera al naturale, spettacolo scientifico interessante e di alta coltura!... C'era il serraglio col celebre domatore Calligola il quale, parlando di un leopardo da lui addomesticato, imboniva: «Presenterò il terribile leopardo della Mecca. Io gli mostro la mano: la guarda... e me la lecca! E aggiungeva: – Non si lascino sfuggire l'occasione di vedere da vicino, al naturale, le bestie più rare e più antropofaghe del mondo. Entrino, favorischino! Vedranno la tigre azzurra in miniatura (era un gatto persiano), il leone cornuto delle foreste vergini (una specie di torello col pelo lungo). Vedranno esibirsi il mostro dell'aria: il terribile avvoltoio dell'Imalaja. Assisteranno al pasto eccezionale: si nutre di piccoli volatili e di molluschi ( ...)

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