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Gaza, firmato l'accordo tra Israele e Hamas: la guerra è finita. Trump esulta: "Un grande giorno"

Foto: Lapresse

Tommaso Manni
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L'accordo fra Israele e Hamas c'è. Negli intensi negoziati a Sharm el-Sheikh, in Egitto, le parti hanno concordato l'avvio di un cessate il fuoco e la liberazione dei 48 ostaggi israeliani che si trovano ancora in mano a Hamas in cambio del rilascio di 1.950 prigionieri palestinesi. Oltre che l'ingresso di camion di aiuti umanitari. Una svolta accolta dai palestinesi nella Striscia con gioia e sollievo seppur con cautela. L'intesa firmata sul Mar Rosso riguarda soltanto la prima fase del piano in 20 punti che era stato proposto da Donald Trump e restano aperti diversi punti spinosi, fra cui la questione dell'eventuale disarmo di Hamas e di chi governerà Gaza. Nonché quello del ritiro dell'Idf dalla Striscia, che in questa fase sarà parziale. Hamas però ha annunciato di avere ricevuto garanzie dai mediatori e dagli Usa "che hanno confermato che la guerra è completamente finita". "Un grande giorno", lo ha definito a caldo Trump, la cui spinta è stata cruciale. "Ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo evento storico e senza precedenti", ha aggiunto.

 

 

L'accordo c'è ma non è ancora in vigore. Il cessate il fuoco dovrebbe scattare nell'arco delle 24 ore successive a quando arriverà la ratifica dell'intesa da parte del governo israeliano. Due le riunioni per questo via libera israeliano: prima quella del Gabinetto di sicurezza e poi quella del governo per intero, che però hanno accumulato ritardi consistenti. Secondo la stampa locale, per discussioni relative all'elenco dei prigionieri palestinesi da rilasciare. Il ministro di estrema destra Bezalel Smotrich ha minacciato di non votare l'accordo: "immensa gioia per il ritorno di tutti" gli ostaggi ma "c'è grande paura delle conseguenze dello svuotamento delle prigioni e del rilascio della prossima generazione di leader del terrore", ha detto contestando il concordato rilascio di detenuti palestinesi. Al momento le armi non tacciono ancora. Esplosioni per bombardamenti israeliani sono state segnalate nel nord di Gaza. Secondo l'Idf, solo per colpire obiettivi che potevano costituire minacce. Quello che tutti sperano è che il cessate il fuoco resti poi permanente: "Non abbiamo intenzione di rinnovare la guerra" e "credo che questo dovrebbe portare alla fine di questa guerra", ha assicurato il ministro degli Esteri israeliano Saar a Fox News, precisando tuttavia che "parte degli impegni è per esempio il disarmo di Hamas".

 

 

 

Intanto l'Onu ha fatto sapere che 170mila tonnellate di aiuti sono pronte per essere inviate a Gaza, si attende solo la luce verde per mandarli. Donald Trump ha annunciato che la liberazione degli ostaggi è prevista per "lunedì o martedì". Tutte le tempistiche erano state anticipate dalla portavoce del governo Netanyahu, Shosh Bedrosian: "Entro 24 ore dalla riunione del gabinetto, avrà inizio il cessate il fuoco a Gaza", dopodiché Hamas avrà 72 ore di tempo per rilasciare gli ostaggi, "il che ci porterà a lunedì". In cambio, Israele dovrebbe rilasciare - secondo Hamas - 1.950 detenuti palestinesi, di cui 250 che stanno scontando lunghe pene detentive e 1.700 arrestati durante la guerra a Gaza. Fra loro tuttavia, almeno in questa fase, non ci sarà Marwan Barghouthi, noto come 'il Mandela palestinese'. "Posso dirvi che, al momento, non farà parte di questo rilascio", ha dichiarato la portavoce del governo Netanyahu. Barghouti, la figura politica palestinese più popolare, è stato arrestato nel 2002 e successivamente condannato a 5 ergastoli con l'accusa di avere pianificato attacchi in cui sono morti 5 israeliani durante la seconda Intifada. È ampiamente considerato come un potenziale successore del presidente Mahmoud Abbas, attuale leader dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) riconosciuta a livello internazionale. Nelle cancellerie di tutto il mondo prevale una speranza mista a ottimismo sul fatto che quest'intesa sia davvero un passo per una pace duratura. A Parigi è stata organizzata una riunione su Gaza con i ministri degli Esteri del cosiddetto formato E4 - cioè Italia, Francia, Germania e Regno Unito - quelli del Quintetto Arabo (Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar) ed altri partner internazionali. Sul tavolo quello che succederà dopo, cioè governance di Gaza, disarmo di Hamas, stabilizzazione della Striscia, ricostruzione e ruolo dell'Onu. 

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