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“Israele e Iran non vogliono l'escalation”. La lettura dell'esperto: chi spinge per la vendetta

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Con l’attacco ’limitato’ della scorsa notte contro l’Iran, Israele ha mandato il messaggio di «non essere interessato all’escalation», quanto ad una possibile rappresaglia di Teheran, le opzioni «sono diverse», perché diverse sono le voci nella Repubblica islamica, che «non è uno stato monolitico». È questa l’interpretazione che Meir Litvak, professore di storia del Medio Oriente all’Università di Tel Aviv, dà dell’operazione della scorsa notte, scattata in risposta all’attacco iraniano del 13 aprile contro Israele.

 

 

«Credo che Israele abbia voluto inviare a Teheran il messaggio che non è scoraggiato dal recente attacco iraniano, che l’Iran è vulnerabile e che Israele dispone di una buona intelligence, e che quindi continuerà a impegnarsi per cercare di interrompere le forniture di armi avanzate a Hezbollah», spiega Litvak all’Adnkronos. Per il quale poi è «altrettanto importante la portata e il modo con cui è stato condotto l’attacco», perché così Israele «ha anche inviato il messaggio di non essere interessato a un’escalation, dando all’Iran il modo di minimizzare l’attacco e il suo significato, in modo che Teheran non debba rispondere di nuovo», sostiene l’esperto.

 

 

Litvak dice poi di «non avere idea se ci sarà o meno un’escalation: molto dipende da quale sarà la reazione iraniana». «L’ Iran non è uno Stato monolitico - sottolinea il professore dell’Università di Tel Aviv -. Una fonte potrebbe negare la necessità di rispondere, mentre i Pasdaran potrebbero cercare di spingere la Guida Suprema Khamenei a vendicarsi in qualche modo». «Non so come reagirà l’Iran se Israele dovesse attaccare in Siria un altro convoglio di armi consegnate a Hezbollah», l’affermazione di una fonte anonima di Teheran secondo cui «non ci saranno ritorsioni potrebbe essere autentica, ma potrebbe anche essere una disinformazione deliberata - conclude Litvak -. Non lo so davvero, e ci sono molte opzioni diverse».

 

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