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Presidenziali Usa, Michelle Obama per fermare Trump: l'idea dem dopo Biden

Paola Tommasi
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Davvero qualcuno credeva che nella corsa alla Casa Bianca del prossimo novembre Kamala Harris si sarebbe tirata indietro senza colpo ferire? Non c’è persona di potere al mondo, uomo o donna che sia, che una volta raggiunto l’apice della carriera lasci facilmente il posto. Non lo farà neanche Joe Biden. La vice presidente degli Stati Uniti d’America è stata silente fino a ieri, viste anche le gaffe inanellate da quando è in carica, ma appena ha intravisto uno spiraglio di passo indietro di Biden dalla ricandidatura, si è subito fatta avanti. E in effetti, se il suo mandato fosse stato meno disastroso, la nomination per lo studio ovale le sarebbe spettata di diritto, invece sono le stesse prime linee del partito democratico che non vogliono in alcun modo vedere il suo nome sulla scheda elettorale.

 

L’establishment, infatti, alla Casa Bianca sogna di vedere insediata Michelle Obama. Ma sono tutte illazioni perché Joe Biden non ha nessuna intenzione di mollare: tante volte, nella lunga carriera politica cominciata quando era ventenne, a Biden è stata promessa la candidatura presidenziale senza che questa poi arrivasse: quattro anni fa finalmente è riuscito ad averla - e a vincere - e adesso non pensa minimamente al passo indietro. E per sostituirlo serve che sia lui a farsi da parte. Le ultime ricostruzioni sul suo precario stato di salute sembra addirittura che lo abbiano ringalluzzito, tanto che la prima reazione è stata aprire un profilo TikTok per dimostrare a tutti che sta bene. In un giorno ha raggiunto 67mila followers (Berlusconi nel suo primo giorno ne fece 350mila, per intenderci).

 

La strategia è comunque quella di mostrarsi sempre più spesso in pubblico, al contrario di quanto fatto fino a qualche giorno fa. Da «meno si fa vedere meglio è» si è passati a «deve avere una interazione più frequente e più costante con i potenziali elettori». Un consiglio che Biden ha preso alla lettera tanto che perfino scherza con i giornalisti: quando gli pongono le domande, prima fa finta di non ricordare, poi ride e va avanti. Peccato che anche ieri il presidente ne abbia combinata una delle sue. Una volta data la parola al re di Giordania si è aggirato alle sue spalle per pochi secondi, dando l’impressione che non sapesse dove andare. Nei democratici tutti temono la sconfitta alle elezioni di novembre ma nessuno ha la forza né il coraggio di chiedere a Biden un passo indietro. Forse neanche Obama. A meno che quella di far uscire il rapporto nefasto sullo stato di salute del Presidente non sia stata una mossa mirata proprio di Obama per creare i presupposti per la sostituzione in corsa del candidato democratico. C’è tempo fino ad agosto per farlo e sicuramente prima di allora non succederà nulla. Nel partito democratico aspettano che la candidatura di Donald Trump dall’altra parte diventi ufficiale alla convention di luglio a Milwaukee, nel Wisconsin. Poi, se riescono a convincere Biden, annunceranno il loro nuovo nome. Per come si sono messe le cose, ad oggi è l’unico modo che hanno per spiazzare i repubblicani e sconfiggere Trump. Altrimenti,  bye bye Casa Bianca.

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