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Guerra Ucraina, Volodymyr Zelensky lancia l'allarme: i russi preparano attacco a Zaporizhzhia

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Nel giorno in cui i russi hanno accusato le forze di Kiev di aver colpito con missili il ponte Chongar che collega la Crimea alla regione di Kherson, parzialmente occupata da Mosca, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato l’allarme secondo cui la Russia starebbe valutando un attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Accusa smentita dal Cremlino. A riferire dell’attacco al ponte in Crimea sono stati i funzionari locali nominati da Mosca. Secondo Vladimir Saldo, il governatore filorusso di Kherson, il ponte è stato colpito da missili Storm Shadow forniti dal Regno Unito. La penisola di Crimea, annessa dalla Russia nel 2014, è collegata all’Ucraina continentale da un istmo largo circa 9 chilometri e da diversi ponti: uno di questi, il Chongar, è stato colpito da missili, minacciando un collegamento chiave per i rifornimenti alle forze russe in quella che è la fase iniziale della controffensiva ucraina. L’esercito russo ha fatto finora affidamento sul ponte di Chongar come principale collegamento per le sue forze nella regione di Kherson. Kiev, che di solito si astiene dal commentare attacchi specifici, non ha rivendicato, ma la portavoce del Comando meridionale delle forze armate ucraine Natalia Humeniuk in tv ha sottolineato l’importanza di infliggere colpi alla logistica russa. Mosca dal canto suo ha provato a sminuire i danni, sottolineando che sebbene potrebbero essere necessarie settimane per riaprire il ponte del tutto, il traffico può comunque continuare su una corsia e sono disponibili anche altri due attraversamenti.

 

 

 

In questo contesto è giunto l’allarme sulla centrale di Zaporizhzhia. «L’intelligence ha ricevuto informazioni sul fatto che la Russia sta prendendo in considerazione uno scenario di attacco terroristico alla centrale nucleare di Zaporizhzhia: un attacco terroristico con rilascio di radiazioni. Hanno preparato tutto per questo», è l’avvertimento lanciato da Zelensky, che su Telegram ha sottolineato come «le radiazioni non conoscono confini di Stato e chi colpiranno è determinato solo dalla direzione del vento». «Stiamo condividendo tutte le informazioni disponibili con i nostri partner, tutti nel mondo. Tutte le prove. Europa, America, Cina, Brasile, India, mondo arabo, Africa: tutti i Paesi, tutti devono saperlo. Le organizzazioni internazionali. Tutte», ha detto ancora. E il consigliere di Zelensky Mykhailo Podolyak è andato un passo oltre, chiedendo al mondo di annunciare già adesso quali sarebbero le conseguenze se lo scenario si concretizzasse: «Se il Cremlino deciderà di portare avanti questo scenario oggi dipende solo dalla reazione del mondo globale. Le linee rosse devono essere definite. Le conseguenze devono essere annunciate. Non domani. Oggi». Mentre dal Cremlino il portavoce Dmitry Peskov ha bollato il tutto come «un’altra bugia» di Zelensky. Quel che è certo è che l’Aiea ritiene che «la situazione della sicurezza nucleare della centrale nucleare di Zaporizhzhia è estremamente fragile», ha detto il suo direttore Rafael Grossi, «ora più che mai, tutte le parti devono aderire pienamente ai principi fondamentali dell’Aiea per prevenire gli incidenti nucleari».
Da Stoccolma, invece, dove si è tenuto il Consiglio informale Affari generali, la presidenza Ue, per bocca della ministra svedese per gli Affari europei Jessika Roswall, ha sottolineato che, «quanto all’Ucraina, è impressionante vedere gli sforzi di riforma compiuti nell’ultimo anno», «nonostante circostanze straordinarie, l’Ucraina ha compiuto notevoli passi avanti». Come esempi Roswall ha citato «la proposta di legge sulla nuova Corte costituzionale, l’adozione di una legge sui media, nonché una nuova legge sulla pubblicità e la riforma di importanti organi giudiziari, la nomina di nuove autorità anticorruzione». «Non ho dubbi che l’Ucraina farà parte della nostra Unione», aveva detto mercoledì la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen a Londra intervenendo alla Conferenza per la ricostruzione, dove sono stati presi impegni internazionali per 60 miliardi di dollari.

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