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Guerra Ucraina, l'ultima sfida di Lavrov: se la Nato vuole combattere siamo pronti

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Guerra in Ucraina, la Russia sfida la Nato. Il conflitto non sembra essere giunto a un punto di svolta. Le parti in causa continuano a lanciarsi il guanto di sfida. Come dimostrano le parole pronunciate dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in risposta alla presa di posizione del segretario della Nato, Jens Stoltenberg. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha accusato la Nato di voler «combattere» in Ucraina in quanto l’Alleanza ha dimostrato di non voler fermare le ostilità. Durante la sua visita ufficiale a Minsk, in Bielorussia, Lavrov ha sottolineato che «per bocca» del segretario generale della Nato, Jens Stolteberg, Mosca sa che gli alleati dell’Ucraina «sono contrari al ’congelamentò, come si suol dire, del conflitto in Ucraina». «Quindi vogliono combattere. Bene, lasciamoli combattere. Siamo pronti per questo», ha proseguito Lavrov, che ha incontrato il presidente bielorusso Alexander Lukashenko e gli omologhi dei Paesi che compongono l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva. Lavrov, citato dall’agenzia Interfax, ha assicurato che la Russia conosce gli obiettivi della Nato in Ucraina da «molto tempo» e che ora cerca di metterli in pratica. «Allo stesso tempo dichiarano che non stanno conducendo una guerra contro la Russia», ma «riconoscono che se non avessero fornito armi al regime di Kiev, tutto sarebbe finito - ha detto - Questo è un riconoscimento de facto che sono un partecipante diretto alla dichiarata guerra ibrida contro la Russia».

 

 

 

 

Lavrov ha anche attaccato la volontà dei Paesi occidentali di aver fissato l’obiettivo di minare la stabilità politica interna in Russia in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Lo ha detto il ministro russo degli Esteri, Serghey Lavrov, durante una riunione della commissione del Consiglio generale del partito Russia Unita sulla cooperazione internazionale e il sostegno ai russi all’estero. Secondo Lavrov, «la feroce pratica dell’ingerenza negli affari interni dei Paesi sovrani continua. Le forme di tale interferenza sono molto diverse, comprese minacce, ricatti e l’organizzazione di rivoluzioni colorate. Hanno cercato di ripetere il successo del colpo di stato in Ucraina nel 2014 sei anni dopo in Bielorussia. Senza successo, mirano apertamente a minare la stabilità politica interna nel nostro Paese, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno».

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