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Dimissioni premier Sturgeon, al palo l'indipendenza della Scozia

Alessandra Zavatta
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Si è dimessa la premier scozzese Nicola Sturgeon. “Non ho più la resistenza  per svolgere un ruolo sotto pressione e impegnativo come quello di primo ministro", ha spiegato nella conferenza tenuta oggi a Edimburgo. “Ho sentito che l’energia e il desiderio di rimanere come premier stavano vacillando. Una sensazione, sorta a  gennaio, e che è cresciuta”.

E così Sturgeon ha deciso di lasciare. Dopo, però, la sconfitta sul fronte dell’indipendenza della Scozia. Lei che si era battuta per mesi per far indire dal parlamento di Holyrood un nuovo referendum per far decidere al popolo se "divorziare" dal Regno Unito. La vicenda era finita davanti all’Alta Corte di Giustizia di Londra, che però ha negato il permesso. La Scozia, per indire un referedum che porterebbe alla scissione dalla Gran Bretagna in caso di vittoria del “sì”, ha bisogno dell’approvazione di Westminster. Approvazione che non è stata concessa. Erano poi seguite le polemiche per uno stupratore che, condannato, aveva dichiarato di aver iniziato la transizione per diventare donna ed è stato spedito a scontare la pena nel carcere femminile.

Sturgeon ha negato che la decisione di dimettersi sia legata a vicende politiche. “La vita di un primo ministro è un impegno totale, 24 ore su 24, e comporta la perdita di una normale vita sociale”, ha sottolineato. “Ho sentito di non essere più in grado di assicurare questo impegno, ho riflettuto a lungo e ritengo le dimissioni siano la decisione giusta. Il momento di lasciare è ora”. 

Nicola Sturgeon è il premier scozzese più longevo. È in carica dal 20 novembre 2014, subito dopo essere divenuta leader dello Scottish National Party e aver sostituito lo storico segretario Alex Salmond. Il primo ministro uscente ha dichiarato di aver incaricato il partito di “avviare il processo per  l'elezione di un nuovo leader e di rimanere in carica fino alla scelta del successore”. Successore che i bookmaker hanno indicato in Angus Robertson, l'ex leader a Westminster dell’Snp e ora segretario di gabinetto di Sturgeon per la Cultura e gli Affari esteri.

"Ho trascorso quasi tre decenni in politica in prima linea, un decennio e mezzo al vertice", ha incalzato Sturgeon. “Quando si tratta di navigare in acque agitate, risolvere problemi apparentemente intrattabili, ho molta esperienza a cui attingere. Quindi, se fosse solo una questione della mia capacità o della mia resilienza per superare l'ultimo periodo di pressione, non sarei qui oggi, ma non lo è. Questa decisione deriva da una valutazione più approfondita e a più lungo termine. So che può sembrare improvviso, ma ci sto lottando da tempo con la voglia di andarmene”.

“In sostanza - ha spiegato - ho cercato di rispondere a due domande: andare avanti è giusto per me? E, cosa più importante, sto andando avanti per fare il bene del Paese, del mio partito e della causa dell'indipendenza a cui ho dedicato la mia vita?”

La premier della Scozia ha anche precisato che potrebbe non candidarsi di nuovo per Holyrood nel 2026. Una serie di sondaggi d'opinione ha mostrato che il sostegno per Sturgeon personalmente e per l'Snp e l'indipendenza è diminuita nelle ultime settimane, in parte alimentata dall'intensa polemica sullo stupratore Isla Bryson. Un sondaggio del Sunday Times ha mostrato che il 42% degli elettori voleva che si dimettesse immediatamente, mentre il 45% ha affermato che dovrebbe rimanere in carica fino alle prossime elezioni del parlamento scozzese e il 13% non ha risposto. Il sondaggio ha rilevato inoltre che il 76% degli elettori del suo partito voleva che restasse.

Molti degli oppositori politici  ora sperano che le dimissioni intacchino le possibilità elettorali dello Scottish National Party. Anas Sarwar, leader laburista scozzese, ha dichiarato che Sturgeon merita comunque “rispetto e ringraziamenti” per la leadership durante l'emergenza per l’epidemia di Covid. Douglas Ross, il leader conservatore scozzese, è stato molto più critico: “Non possiamo ignorare che Nicola Sturgeon ha presieduto un decennio di divisione e decadenza in Scozia. Invece di cercare di unire il Paese sulla scia del referendum del 2014, ha rifiutato di accettare il risultato”. Referendum che puntava all’indipendenza di Edimburgo da Londra , ma che è stato bocciato dal 55,30% degli elettori. Due mesi dopo questa sconfitta Nicola Sturgeon è divenuta premier e ha riproposto la necessità della Scozia di separarsi dalla Gran Bretagna. Nuovamente bocciata, questa volta dall'Alta Corte di Giustizia.

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