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Ucraina, Biden dice no a Zelensky sugli F-16. Armi ed escalation, cosa succede

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L'Occidente continua la sua fornitura di armi a Kiev ma la richiesta di Volodymyr Zelensky di avere anche i caccia non sarà accolta. Almeno per il momento. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato che è probabile che l'Italia invii sistemi di difesa aerea. La Polonia si è detta pronta a fornire a Kiev caccia F-16, non appena la Nato darà il suo via libera. Ma gli Stati Uniti non invieranno i caccia F-16 all'Ucraina, ha detto Joe Biden ai giornalisti annunciando un suo prossimo viaggio in Polonia.  

 

Intanto sono attesi verso Pasqua i carri armati Challenger forniti dal Regno Unito e nelle prossime settimane munizioni da un lotto congiunto tra Francia e Australia. È scettica invece la Croazia che, attraverso le parole del suo presidente Milanovic, considera "una follia" l'invio di tank all'Ucraina. "Si prolunga solo la guerra", ha detto. Contraria all'invio di armi la Cina che invita gli Stati Uniti a "smettere di trarre profitto dalla guerra", inviando armi a Kiev, e li esorta invece a "promuovere responsabilmente l'allentamento dell'escalation".

 

"Un'escalation significativa" è quella lamentata anche dallo stesso Cremlino dopo un tweet del viceministro degli Esteri ucraino Andriy Melnyk, in cui si appella alla Germania per l'invio di sottomarini. "L'Ucraina chiede sempre più nuove armi e l'Occidente sta incoraggiando queste richieste", afferma il portavoce del Cremlino Peskov, "la situazione è un vicolo cieco, perché, ancora una volta, questo porta a un'escalation significativa, al fatto che sempre più Paesi sono direttamente coinvolti". L'escalation è invece per l'Unione europea quella della Russia nei confronti dell'Ucraina e i tank forniti dall'Occidente non sono nient'altro che una risposta. La via della diplomazia, per Peter Stano, portavoce della Commissione Ue, è una via impraticabile: "Purtroppo tutti gli sforzi di pace finora sostanzialmente si sono schiantati contro il muro dell'ignoranza del Cremlino".

 

Dal campo Zelensky rafforza i suoi legami diplomatici con la premier danese Mette Frederiksen, portandola con sé nella città di Mikolaiv a visitare i soldati ucraini feriti. Nel frattempo Mosca cerca di rattoppare i propri rapporti con gli Stati Uniti accogliendo al ministero degli Esteri la nuova ambasciatrice di Washington, Lynn Tracy. Ad attenderla fuori dal ministero Tracy ha però trovato un gruppo di manifestanti che l'hanno contestata per l'interferenza degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina. L'ambasciatrice ha promesso di lavorare sul "dialogo tra le nostre capitali in un momento di tensione senza precedenti". Ma il vice ministro degli Esteri russo Ryabkov che ha fatto gli onori di casa non lascia spiragli di miglioramento: l'atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della Russia è "conflittuale, controproducente e irto di gravi conseguenze negative".

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