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Emergenza gas, nel nuovo piano europeo c'è il price cap

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Emergenza gas, l'Europa torna ad affrontare il tema dei rincari dei prezzi dell'energia. Alla fine il price cap sul gas ci sarà ma non sarà quello reclamato da diversi Stati dell’Unione, in primis l’Italia, e sarà molto più smussato, nell’efficacia e nei tempi. La Commissione europea presenterà il suo nuovo - ennesimo - pacchetto di misure contro il caro energia. L’obiettivo principale è affrontare la speculazione, intervenire sui picchi. Per farlo propone di creare un nuovo benchmark (indicatore) su cui basare le transazioni del Gnl, il gas naturale liquefatto, che attualmente viene condizionato dagli indici del Ttf, il mercato di Amsterdam che copre le transazioni europee fissando di fatto il prezzo del metano nel Continente.

 

 

 

Per creare un nuovo benchmark serviranno, però, diversi mesi, probabilmente sarà pronto a inizio 2023 per la nuova stagione di riempimento di stoccaggi. Nel frattempo la Commissione vuole intervenire sul Ttf con un «price cap dinamico da attivare in caso di necessità» per limitare la volatilità dei prezzi. Il tetto dovrà essere limitato nella durata; non deve pregiudicare gli scambi di gas fuori borsa; non può incidere sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas dell’Unione e non deve comportare un aumento del consumo di gas. Per «tagliare» i picchi quotidiani, la Commissione introdurrà anche un’interruttore anti-speculazionè. Una lettera congiunta firmata da Italia, Polonia, Grecia, Belgio, Paesi Bassi e «altri Stati», aveva fatto riferimento giovedì a un «corridoio dei prezzi» per il mercato all’ingrosso, sottolineando che «le opinioni divergono sulla sua fattibilità, efficienza economica» e il rischio di interruzioni dell’approvvigionamento. Nella stessa lettera si suggeriva che un’alternativa potrebbe essere quella di modificare il riferimento al Ttf in tutti i contratti commerciali di gas esistenti. L’esecutivo europeo vuole inoltre rafforzare le misure per concretizzare gli acquisti congiunti di gas a livello Ue, così da sfruttare il peso del blocco per ottenere prezzi migliori per la ricostituzione delle scorte prima dell’inverno 2023. Così si vuole impedire agli Stati di alimentare l’impennata dei prezzi facendosi concorrenza tra loro, come hanno fatto quest’estate riempiendo allo stesso tempo le loro riserve. I Ventisette avevano dato il loro accordo a fine marzo per una «piattaforma» di acquisti comuni, ma nessuna transazione è stata ancora conclusa e diversi Paesi hanno portato i propri negoziati senza consultarsi con gli altri.

La Commissione vuole ora concludere positivamente i suoi colloqui con i produttori «affidabili» (Norvegia, Stati Uniti, Algeria, Qatar) e raccomanderà un maggiore coinvolgimento del settore privato, riunendo in un consorzio di acquirenti gli importatori di energia. Il target è rendere obbligatorio il riempimento comune di almeno il 25% degli stoccaggi. Il pacchetto di misure, per funzionare, prevede anche maggiore solidarietà tra gli Stati dell’Unione. Perchè il modello volontario incoraggiato finora pare non abbia funzionato. «Non tutti gli Stati membri hanno in essere accordi di solidarietà reciproca, la Commissione propone quindi disposizioni direttamente applicabili in assenza di tali accordi di solidarietà», si legge nella bozza del testo. L’esecutivo di Bruxelles «proporrà inoltre di estendere l’obbligo di fornire solidarietà agli Stati membri non collegati con gli impianti di Gnl». Infine, la Commissione valuta di attivare l’allerta Ue per rendere obbligatoria la riduzione del 15% del consumo di gas. Sembra mancare nel pacchetto di domani un price cap al gas utilizzato per la generazione dell’elettricità. L’intervento, già applicato in Spagna e Portogallo, consiste nell’alleviare le bollette del gas degli operatori elettrici (la differenza con il prezzo di mercato è coperta da un sussidio pubblico), per abbassare indirettamente il prezzo dell’energia elettrica. Ma l’idea di estendere il sistema a tutta l’Ue ha suscitato la riluttanza di Germania e Olanda preoccupati per le incertezze sul suo finanziamento e il rischio di compromettere gli sforzi per ridurre la domanda a fronte di una scarsa offerta. All’inizio di settembre, la Commissione aveva stimato che un «meccanismo iberico» a livello dell’Ue potrebbe portare a un aumento della domanda di gas di 45 miliardi di metri cubi all’anno, da parte degli operatori incentivati a produrre più elettricità, l’equivalente di circa il 10% del consumo di gas europeo nel 2021. Inoltre, mentre Spagna e Portogallo hanno pochi collegamenti alla rete europea, il sistema potrebbe non funzionare altrettanto efficacemente in altri Paesi, con il rischio, ad esempio, di vedere il Belgio sovvenzionare l’elettricità esportata nel Regno Unito.

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