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Pakistan travolto dagli alluvioni: metà del Paese è sott'acqua. Strage con oltre mille morti

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Bollettino di guerra dal Pakistan, flagellato da tre mesi di piogge monsoniche: ormai metà del Paese è sott’acqua, 1.061 persone sono morte, 33 milioni di abitanti su 220 - uno su sette - sono stati colpiti, 800 mila capi di bestiame sono stati portati via dal fango e un milione di case è andato distrutto. Le piogge monsoniche sono «come un oceano. C’è acqua ovunque. Queste sono le peggiori degli ultimi 30 anni», ha dichiarato il primo ministro Shehbaz Sharif, in visita nelle regioni settentrionali più duramente colpite, dove sta coordinando gli interventi di soccorso. «Assistiamo ad un oceano d’acqua che sommerge interi quartieri. È la monsone più mostruosa degli ultimi decenni. Gli effetti del cambiamento climatico sono alle nostre porte», ha sottolineato la ministra dei Cambiamenti climatici, Sherry Rehman. 

Sono questi gli ultimi bilanci ufficiali della catastrofe meteorologica e climatica in corso da giugno, soprattutto nelle regioni settentrionali del Pakistan, conseguenza dello scioglimento accelerato dei ghiacciai per i cambiamenti climatici e di una stagione monsonica anomala. Secondo quanto riferito dall’Autorità nazionale di gestione delle catastrofi (Ndma), nelle ultime 24 ore si sono registrate 119 altre vittime, ma le autorità faticano a raggiungere i villaggi più remoti nelle zone montuose, col rischio di vedere ulteriormente aumentare il bilancio umano delle alluvioni. Inoltre la stessa fonte governativa ha confermato che finora più di 80 mila ettari di terre agricole sono state devastate, più di 3.400 chilometri di strade e 157 ponti sono stati travolti dalle acque. 

Ogni anno questa manifestazione climatica - che di solito dura da giugno a settembre - è fondamentale per l’irrigazione delle piantagioni e per ricostituire le risorse idriche del subcontinente indiano, ma porta anche la sua parte di dramma e distruzione. Era già accaduto nel 2010, quando le alluvioni uccisero 2 mila persone e allagarono un quinto del Paese. Per diversi esperti, le alluvioni devastanti dell’estate 2022 sono da ricollegare direttamente al cambiamento climatico e il Paese sta soffrendo le conseguenze di pratiche ambientali irresponsabili in altre parti del mondo. Invece di rallentare a metà agosto, le piogge monsoniche hanno raddoppiato la propria intensità, trasformando decine di corsi d’acqua in fiumi di colore marrone, carichi di fango, legni e pezzi di infrastrutture travolte al loro passaggio. Come se non bastasse, il maltempo è arrivato su terreni estremamente aridi, dopo un’ondata di caldo precoce e prolungata che ha colpito il Pakistan e l’India da marzo a giugno, con temperature che hanno raggiunto il picco di 51 gradi nella città centrale di Jacobabad, trasformata in un «inferno». In base ai rilievi del servizio meteorologico nazionale, effettivamente il Pakistan ha ricevuto in tutto il doppio delle solite precipitazioni.

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