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Attentato Dugina, la sentenza dell'esperto di intelligence: “Ora la massima repressione”. Le conseguenze per Putin

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La morte di Darya Dugina a Mosca divide gli esperti di mezzo mondo, anche in virtù della ricostruzione fatta dalla Russia, con l’Fsb che ha individuato in Natalia Vovk, un’ucraina, la colpevole. Mark Galeotti, massimo analista britannico e direttore dell'agenzia di consulenza Mayak Intelligence, è scettico su tale scenario e ne parla in un’intervista a Repubblica: “Questa ricostruzione rischia di ritorcersi contro gli stessi servizi segreti russi presentandoli come incompetenti. Non ne escono bene così. Stando all'Fsb, Vovk avrebbe operato indisturbata per un mese, avrebbe guidato la sua Mini per 750 km e poi superato il confine estone. L’Fsb ha dovuto inventarsi una risposta in fretta e furia”.

 

 

“Trovo difficile credere che - sottolinea Galeotti - lo Stato ucraino sia coinvolto. Finora ha sferrato attacchi mirati e sensati, mentre non si vede quale vantaggio potesse trarre dal colpire Dugin o tanto meno la figlia. Ma non escludo che alcuni ucraini vedano in Dugin un istigatore del conflitto. La domanda è appunto ‘cui bono?’, a chi giova? Ma ora come ora non si intravedono ragioni. Ad un certo punto - dice ancora l’analista - il Cremlino potrebbe voler siglare un accordo con l'Ucraina. Questo conflitto non durerà per sempre. E persone come Dugin, che in passato si sono dimostrate piuttosto intransigenti, chiederanno a Putin conto delle sue precedenti promesse. Sul lungo termine tiene sotto scacco il Cremlino perché, a un certo punto, potrebbe essere necessaria una soluzione pragmatica. Dugin parla di una vittoria a dir poco completa e totale. E non ci sono prove che i russi siano in grado di raggiungerla”.

 

 

Quali saranno le conseguenze interne dopo l’attentato a Dugina? Galeotti non ha dubbi: “Sono sicuro che vedremo una maggiore repressione. È un classico. Il Cremlino non lascia mai che una crisi vada sprecata. Userà l'attentato come scusa per reprimere la presunta quinta colonna pro-Ucraina o altro. C'è molta rabbia, anche tra uomini della Guardia Nazionale o dell'esercito. Sono proprio queste le persone da cui in fin dei conti Vladimir Putin dipende per restare al potere. E questo ci dice che l'intero sistema sta diventando un po' più fragile. Sì, sopravviverà. Ma non appena ci sarà un ‘cigno nero’, un evento inatteso, uno shock sistemico, scopriremo che il sistema è molto meno forte di quanto pensiamo”.

 

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