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Guerra Ucraina, "cambio combattenti Azov con oligarca Medvedchuk" e vieta ingresso a Biden

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"Porteremo a casa i combattenti dell'acciaieria Azovstal". É la promessa fatta dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo che Mosca ha annunciato la presa dell'impianto industriale, divenuto l'ultima roccaforte della resistenza di Kiev a Mariupol. L'assedio russo è durato circa tre mesi e ha ridotto la città portuale in macerie, provocando un bilancio stimato di 20mila morti.

Secondo Mosca, dal 16 maggio, 2.439 combattenti ucraini del battaglione Azov, che erano nell'acciaieria, si sono arresi. Il loro destino è incerto. Secondo il leader filorusso dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, un processo "è inevitabile". Mentre uno dei negoziatori russi, Leonid Slutsky, presidente della Commissione per gli affari esteri della Duma, ha riferito che Mosca sta valutando l'ipotesi di uno scambio di prigionieri con Kiev: i combattenti del battaglione Azov in cambio del rilascio dell'oligarca Viktor Medvedchuk, vicino al presidente russo Vladimir Putin e attualmente detenuto dal Servizio di sicurezza dell'Ucraina.

Mosca ha varato nuove sanzioni contro cittadini nordamericani. Il ministero degli Esteri russo ha diffuso una lista di 963 cittadini Usa a cui ha deciso di vietare l'ingresso nel Paese su base permanente. Fra loro anche il presidente Joe Biden, il segretario di Stato Antony Blinken, il capo del Pentagono Lloyd Austin e il direttore della Cia William Burns. Vietato l'ingresso anche a 26 cittadini canadesi, tra cui la moglie del premier Justin Trudeau, Sophie Grégoire Trudeau.

L'aggressione della Russia all'Ucraina ha spinto Svezia e Finlandia a rinunciare alla propria politica di neutralità e a chiedere l'adesione all'Alleanza atlantica. Ma il percorso appare in salita dopo la contrarietà mostrata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha accusato Stoccolma ed Helsinki di accogliere i militanti del Pkk, che Ankara considera "terroristi".

Erdogan ha avuto colloqui telefonici con la premier svedese Magdalena Andersson e il presidente finlandese, Sauli Niinisto, prima di parlare con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Il presidente turco ha ribadito la sua posizione: "fintanto che Svezia e Finlandia non dimostreranno di essere solidali con la Turchia sulla lotta al terrorismo", Ankara "non potrà avere un'opinione positiva sull'ingresso di entrambi i Paesi nella Nato". "Bisogna prendere in considerazione le preoccupazioni in materia di sicurezza di tutti gli alleati", ha affermato Stoltenberg dopo la telefonata con Erdogan, annunciando il prosieguo dei colloqui per arrivare a una soluzione. Basterebbe infatti il solo veto della Turchia per impedire l'ingresso nell'Alleanza atlantica di Svezia e Finlandia. Intanto in Finlandia è stata interrotta la fornitura di gas russo.

I timori che la guerra si propaghi oltre i confini dell'Ucraina coinvolge non solo i Paesi scandinavi ma anche la Moldavia, al cui interno si trova il territorio secessionista e filorusso della Transnistria. La ministra degli Esteri britannica Liz Truss ha riferito, in un'intervista al Telegraph, che all'interno della Nato sono in corso discussioni sull'invio di armi a Chisinau, che non fa parte dell'Allenaza atlantica. "Voglio vedere la Moldavia equipaggiata con standard Nato" e "questa è una discussione che stiamo avendo con i nostri alleati" perché la Russia pone una minaccia di sicurezza al Paese, ha affermato Truss, "Putin è stato chiaro sulle sue ambizioni di creare una Russia più grande".

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