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Altro giro di sanzioni, l'Ue vuole colpire il patriarca Kirill e la famiglia del portavoce di Putin

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Le sanzioni dell'Occidente alla Russia non sembrano avere l'effetto sperato con le forze armate di Mosca che continuano a bombardare e le forniture di gas che continuano ad arrivare, finanziando così la guerra di Vladimir Putin. E così l'Unione Europea che lavora allo stop almeno del petrolio dalla Russia, sta pensando di allargare lo spettro e propone di sanzionare il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca di Mosca Kirill. Secondo un documento a cui ha avuto accesso l’agenzia France Press, la Commissione europea ha proposto di sanzionare il capo della Chiesa ortodossa russa nell’ambito di un sesto pacchetto di misure per la guerra in Ucraina. La nuova lista, che dovrà essere approvata dagli Stati membri, comprende 58 personalità, tra cui la moglie, la figlia e figlio del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. 

 

Kirill sostiene dal primo giorno le operazioni militari: "La Russia non ha mai attaccato nessuno, ma ha sempre difeso i suoi confini",  ha dichiarato l Patriarca di Mosca e di tutte le Russie soltanto ieri. "Non vogliamo combattere con nessuno, la Russia non ha mai attaccato nessuno, ha solo difeso i suoi confini". Secondo gli oppositori il patrimonio di Kirill è di 4 miliardi di dollari, anche se lui nega. 

 

Ma  nel mirino dell'Ue c'è anche la banca più importante della Russia, non toccata dalle prime sanzioni. Ci "stacchiamo da Swift Sberbank, di gran lunga la prima banca russa, e altre due grandi banche russe", ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, parlando nella plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. "In questo modo colpiamo banche che sono di importanza critica per il sistema finanziario russo e per la capacità di Vladimir Putin di portare distruzione. Ciò consoliderà il completo isolamento del sistema finanziario russo dal sistema globale". Inoltre, "vietiamo a tre grandi broadcaster controllati dallo Stato russo di trasmettere" nell’Ue, ha detto la von der Leyen.

 

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