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Il generale Fabio Mini e quella mappa segreta del'Ucraina

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Una guerra lunga, lenta, con analisi molto confuse e scenari tutti da capire. Lo conferma il generale Fabio Mini. "Le mappe delle operazioni che ci vengono generosamente offerte dall'Ucraina o dal Pentagono sono ancora "semi mute" - spiega su Il Fatto Quotidiano - parlano delle zone conquistate o perdute dagli ucraini, ma non dicono dove e quali sono le forze impiegate".

 

Chiunque diffonda certezze, insomma, rischia di presentare un quadro non veritiero. "Gli stessi esperti internazionali - prosegue Mini - si sprecano nell'indicare numero, livello e posizione delle forze russe, ma non dicono dove sono quelle ucraine. È sempre più evidente che le cosiddette "mappe delle operazioni" che appaiono sui nostri televisori vogliono presentare una situazione surreale nella quale esiste soltanto un attore irresponsabile. È chiaro l'intento di disinformare facendo riferimento a una sola parte, ma è legittimo il sospetto che si voglia aumentare la propria credibilità con numeri sempre rigorosamente dispari e precisando gli identificativi dei reparti russi in combattimento, nomi e cognomi dei comandanti e delle loro famiglie".

Ill generale, già comandante della missione in Kosovo dal 2002 al 2003, sospetta "che il motivo dell'omissione non sia soltanto una misura di sicurezza operativa" ma "la ragione vera può invece stare al livello superiore a quello militare e locale. E qui sicurezza operativa e censura sono obbligate non tanto per evitare l'effetto sull'avversario quanto quello sul proprio fronte interno e su quello esterno degli alleati e simpatizzanti". 

 

Infine, il presidente Volodymyr Zelensky, sottolinea Mini, "non poteva e non può permettersi di mostrare in una mappa qualsiasi nessuna di tali forze e se volesse farlo non glielo permetterebbero proprio coloro che da vent'anni hanno puntato sull'Ucraina per fottere la Russia e l'Europa. Cancellando dalle mappe operative gli obiettivi della demilitarizzazione e della denazificazione sarebbe rimasto di 'presentabile' soltanto ciò che riguardava i russi: esattamente ciò che si vede da due mesi. Le parole demilitarizzazione e denazificazione hanno fatto entrare in tilt anche l'Europa e la Nato. La demilitarizzazione dell'Ucraina porterebbe allo scoperto e al fallimento l'intensa attività di militarizzazione di quel Paese svolta dalla Nato e dall'Europa e renderebbe inutile lo sforzo di completare la militarizzazione dell'intero continente: un cuscinetto neutrale e disarmato in Ucraina, oltre a essere contagioso, impedirebbe il riarmo europeo chiesto e ottenuto dagli Stati Uniti. Per questo ogni trattativa in tal senso deve essere bloccata". 

Quindi, conclude Mini, "dobbiamo renderci conto che Zelensky ha ragione: l'Ucraina è Europa, è Nato e insieme dobbiamo combattere fino all'ultima goccia di sangue perché le mappe continuino a essere semi mute".

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