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Il direttore della società di Intelligence in allarme: “Disinformazione al massimo, anche sui motivi della guerra”

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«Stiamo vedendo la società della disinformazione nel suo massimo fulgore». A parlare è Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence e direttore del master in Intelligence dell’Università della Calabria. Il suo è un ragionamento accademico che prende spunto dal dibattito sulla guerra in Ucraina. Siamo pienamente consapevoli di quanto sta avvenendo e delle cause del conflitto? A sentire il docente universitario la risposta è no. «Premettendo che è inaccettabile risolvere le controversie con le bombe, - dice all’AGI - Putin, molto probabilmente vincerà la guerra sul campo, ma ha già perso quella dell’informazione». Caligiuri cita Polibio: «La verità è la prima vittima della guerra». Ed inquadra la vicenda nell’ottica della disinformazione, poiché la manipolazione della realtà è un’arma connaturata a ogni conflitto. «L’opinione pubblica, durante la prima guerra mondiale - spiega - è stata fortemente orientata. La Gran Bretagna organizzò una campagna di persuasione dei cittadini americani per renderli favorevoli all’intervento degli Usa nel conflitto; la seconda guerra mondiale è scaturita da azioni di palese disinformazione come il falso attacco di soldati polacchi a una postazione tedesca. E si è discusso molto anche dell’attacco giapponese a Pearl Harbor. Alla seconda guerra mondiale seguì la guerra fredda combattuta attraverso la propaganda, l’influenza culturale, e quindi la manipolazione dell’informazione, e le spie». 

 

 

Oggi le cose non sembrano cambiate, anzi attraverso i social la situazione si è «perfezionata». «A prescindere dalla vicenda, siamo - dice il professor Caligiuri - in piena guerra dell’informazione che ha come punto d’arrivo la mente delle persone. È questo il campo di battaglia definitivo, con oltre il sessanta per cento della popolazione mondiale collegata a internet, che arriverà tecnicamente al cento per cento alla fine di questo decennio. Gli Usa hanno teorizzato già nel 1997 l’information dominance, esercitata grazie alla potenza dell’America nel cinema, nelle arti, nei media, nell’informazione, nell’editoria e anche nella scienza, con università e premi Nobel. È noto che i servizi segreti utilizzano il mondo dell’informazione e al riguardo esistono molte pubblicazioni, così come ci sono casi ben noti di giornalisti comprati, pagati dalla Cia. Non a caso, l’intelligence Usa ha annunciato l’invasione dell’Ucraina alcuni giorni prima del 16 febbraio 2022, indicando anche la data esatta, che poi è slittata di fatto di una settimana». 

 

 

Va rilevato - spiega Caligiuri - che quello russo è un quadro plumbeo, con oppositori avvelenati, come Aleksandr Litvinenko; politici arrestati, come Alexei Navalny; giornalisti ammazzati, come Anna Politkovskaja». Inoltre, sottolinea, «il Cremlino è stato impegnato il 19 conflitti dal crollo del muro di Berlino. Così come va ricordato che non trascorre giorno nel mondo in cui non ci siano morti per guerra, poiché sono decine e decine i conflitti attivi in questo momento sul pianeta, e non ci sono morti più uguali degli altri». Tutto, insomma, è da collocare nel giusto contesto. A cominciare dagli eventi che hanno preceduto l’invasione dell’Ucraina, da molti previsto, che è la conseguenza di una realtà molto complessa e «che - dice Caligiuri - non si può banalizzare. Putin è descritto come poco sano di mente, mal consigliato da generali che gli avrebbero prospettato una guerra-lampo in Ucraina; contrastato anche dalla sua intelligence e contestato dalla piazza, in procinto di essere sostituito per volontà degli oligarchi. Può anche essere così, ma può essere anche l’opposto. Inoltre, abbiamo assistito - aggiunge - a notizie false sul bombardamento della centrale atomica di Cheronobyl, a foto improbabili e superate, ad articoli non verificati». 

 

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