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Putin, "l'esercito russo non è più in grado". La previsione del generale Ben Hodges si avvera: la via d'uscita

Giada Oricchio
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I piani di Putin sono saltati”. L’ex generale americano Ben Hodges aveva previsto le difficoltà delle truppe russe già il 16 marzo. Studiando le informazioni pubbliche, l’alto ufficiale aveva sostenuto che i giorni dal 16 al 26 marzo sarebbero stati determinanti per l’esito dell’invasione in Ucraina. Una profezia o meglio una profonda conoscenza degli scenari bellici che si è avverata perché il 25 marzo, il vicecapo di Stato maggiore russo Sergej Rudskoi ha annunciato che la prima fase dell'operazione di “denazificazione” è conclusa, che non hanno mai avuto intenzione di conquistare l’intera Ucraina, ma solo di “liberare” la regione del Donbass desiderosa, a loro dire, di proclamare la sua indipendenza da Kiev.

In realtà al Cremlino hanno fatto i conti: oltre 40.000 soldati morti, pochi uomini e munizioni, tank vecchi. Il tutto a fronte di una strenua (e ben armata) resistenza ucraina che sta facendo saltare gli obiettivi e sta causando ammutinamenti. In Occidente, le dichiarazioni di Rudskoi vengono lette come una via d’uscita da parte del presidente della Federazione russa, ma non è certo la fine del conflitto. Da ieri l’obiettivo è Mariupol stretta d’assedio come mai finora: la presa della città permetterebbe ai russi di conseguire almeno un risultato.

Ecco perché il presidente Zelensky è stato veemente con USA e Unione Europea chiedendo maggior coraggio: “Smettete di giocare a ping pong su chi deve inviare jet e tank perché senza armamenti Mariupol non potrà reggere a lungo. Secondo gli esperti militari, la data da cerchiare con il rosso è il 9 maggio, giorno della parata nazionale nella Piazza rossa di Mosca per celebrare la sconfitta del nazismo. Si ritiene che Putin voglia fare il grande annuncio: vittoria. Ma manca ancora più di un mese e tutto può succedere.

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