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Russia-Ucraina, dialogo con vista nucleare

Filippo Caleri
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La guerra in Ucraina inizia a trasformarsi in una grande partita di poker. Con una posta alta in gioco, l’equilibrio e la pace nel mondo, e una serie di mosse per alzare il livello della tensione tra i due giocatori. Da una parte il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dall’altra Vladimir Putin. Oggi inizia la prima mano di un match che rischia di portare il mondo nell’incubo atomico. Le delegazioni dei due Paesi si incontreranno per colloqui di pace al confine con la Bielorussia sul fiume Pripyat, che è anche il nome della vicina città fantasma, sgomberata dopo l’incidente alla centrale di Chernobyl del 1986. 

La minaccia nucleare
Per alzare il livello del confronto però Vladimir Putin, contestualmente al via libera agli incontri, ha innalzato il livello di deterrenza dell’arsenale nucleare e di tutto il suo esercito. Colpa, secondo il leader russo, delle critiche mosse dai Paesi della Nato all’invasione più che delle sanzioni economiche. La mossa in realtà non ha effetti pratici, né prelude a un’escalation. Si tratta però di una pressione definita «inaccettabile» sia dalla Nato che dagli Stati Uniti. E che per la Germania è un segno di debolezza più che di forza. La minaccia nucleare evocata dal presidente Putin - ha affermato il governo di Berlino - è legata al fatto che l’offensiva russa in Ucraina «è stata fermata». 

I colloqui di pace
Non è ancora chiaro quale sarà il luogo esatto delle trattative. E se inizieranno realmente oggi. Anzi anche la loro genesi è apparsa molto confusa. Ieri mattina il presidente Zelensky ha rifiutato di sedersi a un tavolo con i russi in Bielorussia, luogo dal quale partono gran parte dei razzi e degli aerei che poi colpiscono l’Ucraina. Gli sherpa però hanno continuato a lavorare, e il colpo di scena è arrivato all’ora di pranzo, quando lo stesso Zelensky ha comunicato di aver avuto un colloquio telefonico con Aleksandr Lukashenko, il presidente bielorusso. Poco dopo Mosca ha annunciato l’avvio dei colloqui, che poi Kiev ha confermato. Da quel momento, le ostilità si sono attenuate. Comunque si sviluppino il loro tenore pare già chiaro. Il ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha detto: «Non c’è niente di male nel parlare e se il risultato è la pace sarà la benvenuta. Ma non ci arrenderemo, non capitoleremo, non cederemo neanche un centimetro del nostro territorio». Zelenksy ha aggiunto: «Non credo molto nel risultato dei negoziati, ma lasciate che ci provino. In modo che in seguito nessuno abbia dubbi sul fatto che io non abbia cercato di fermare la guerra quando c’era la possibilità di farlo». A confermare i suoi timori, il lancio ieri sera dell’ennesimo missile Iskander dalla Bielorussia verso l’Ucraina. 

La richiesta alla Corte Ue
In attesa degli sviluppi dei colloqui però Kiev ha avviato una causa contro la Russia davanti alla più Alta Corte delle Nazioni Unite accusando Mosca di aver pianificato un genocidio e chiedendo alla Corte di intervenire per fermare l’invasione e ordinare alla Russia di pagare i costi. Kiev ha chiesto anche di indicare «misure provvisorie» che ordinino a Mosca di «sospendere immediatamente

La giornata militare
Sul fronte della guerra ieri è stata un’altra giornata di resistenza efficace da parte dell’esercito e dei volontari ucraini. Nella capitale è stato respinto un violento attacco verso il sobborgo di Irpin, risolto anche facendo esplodere un ponte che ha impedito ai russi di raggiungere un deposito di carburante. È lontano dalla capitale, a Kharkiv, dove si è registrato il maggior successo. Presa d’assalto nella notte, la seconda città del Paese non è capitolata, resistendo e respingendo il contingente russo, con i militari fuggiti nei boschi, lasciando per strada i mezzi blindati. Stesso discorso a Cherson, fondamentale snodo tra la Crimea e i grandi porti ucraini sul Mar Nero: anche ieri la città non è capitolata.

Le armi europee
A dar manforte all’Ucraina anche Paesi tradizionalmente con minore proiezione per la guerra. La Svezia, che tradizionalmente non invia armi a Paesi in guerra, ha fatto un’eccezione e ha inviato 5 mila lanciarazzi anticarro all’Ucraina. La decisione «eccezionale» è stata annunciata dalla premier Magdalena Andersson. Non accadeva dal 1939, quando Stoccolma inviò armi alla Finlandia, attaccata dall’Unione Sovietica. La Danimarca, invece, consentirà ai suoi cittadini di unirsi come volontari alle brigate internazionali che l’Ucraina intende formare per combattere l’invasione. Non solo. «Abbiamo deciso di fornire 450 milioni di euro per l’acquisto di armi letali e 50 milioni per materiale non letale destinati all’ Ucraina» ha annunciato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrel.

Le manifestazioni
Nelle capitali europee e nelle stesse Russia e Bielorussia i manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro la guerra. Oltre 170 sono stati gli arresti in Bielorussia e più di 5mila quelli in Russia. A Berlino sono state circa mezzo milione le persone che si sono radunate vicino alla Porta di Brandeburgo per chiedere la pace in Ucraina.

Lo sport
Anche lo sport continua a fare fronte comune contro Mosca, Nessuna competizione internazionale potrà essere giocata in territorio russo, con le partite «casalinghe» che saranno disputate in campo neutro e senza spettatori; inoltre, la Russia non potrà partecipare con il suo nome, ma sotto la denominazione «Football Union of Russia (Rfu)». E ancora, nessuna bandiera o inno della Russia verrà utilizzato nelle partite a cui partecipano squadre della Federcalcio russa. A stabilire all’unanimità «le prime misure immediate» in merito al conflitto in Ucraina l’Ufficio di presidenza del Consiglio Fifa, «in linea con le raccomandazioni del Comitato Olimpico Internazionale».

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