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Clima e ambiente, Joe Biden fa il catastrofista

Tommaso Carta
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È giunto il momento di fare i conti. Sei anni dopo gli accordi di Parigi sul clima, i leader mondiali riuniti a Glasgow per la Cop26 si ritrovano per agire contro il cambiamento climatico. I toni che in molti hanno scelto di usare all’avvio dei 12 giorni di negoziati, nella giornata più politica del summit, sono quelli della retorica da fine del mondo. A cominciare da Boris Johnson, padrone di casa, che ha paragonato l’impresa a quella di James Bond di salvare il mondo: lo 007, legato a una bomba che distruggerà il pianeta, prova a disinnescarla, ma la differenza è che «il ticchettio dell’ordigno del giorno del giudizio» non è finzione e «manca un minuto a mezzanotte», ha detto il premier britannico.

Toni catastrofici li ha usati anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: «Ci stiamo scavando la fossa, siamo sempre più vicini alla calamità. Stiamo andando verso la catastrofe», ha detto, avvertendo però che «il fallimento non è un’opzione» perché «il pianeta sta cambiando davanti ai nostri occhi, dalle profondità degli oceani alla cima delle montagne, dallo scioglimento dei ghiacciai agli implacabili eventi meteo estremi». Un impegno concreto è giunto dall’India, che per bocca del suo premier Narendra Modi ha promesso di raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2070, cioè 20 anni dopo rispetto a Stati Uniti e Ue e 10 anni dopo rispetto alla Cina. Gli occhi erano puntati su Modi visto che è l’unico leader dei Paesi Brics (India, Brasile, Russia, Cina e Sudafrica) presente a Glasgow.

 

 

 

 

 

Ma l’annuncio - sottolinea la Bbc - pur costituendo un passo considerevole fa saltare uno degli obiettivi chiave del summit, cioè quello di arrivare all’impegno di «net zero» entro il 2050. Fra i grandi assenti alla Cop26, il presidente cinese Xi Jinping, che ha al vertice un suo emissario: Xi ha fatto arrivare a Glasgow una lettera, in cui però Pechino non prende grandi impegni nuovi per il clima. E sono assenti anche i leader di economie emergenti come Turchia e Messico. Si profila dunque fin dall’inizio una contrapposizione: mentre Joe Biden invita ad «agire subito» e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen invita a fare «whatever it takes ora per limitare il riscaldamento globale», Cina e India frenano, alimentando quella che è forse la preoccupazione più grande delle Nazioni unite, cioè che i Paesi si concentrino più su obiettivi a lungo termine invece di concentrarsi sui tagli di emissioni in questo decennio, che potrebbero evitare innalzamenti delle temperature che farebbero sforare rispetto agli accordi di Parigi. «Il cambiamento climatico sta già devastando il mondo», «dobbiamo agire subito», ha detto Biden, che per la prima volta si è scusato pubblicamente per il ritiro di Donald Trump dall’accordo di Parigi sul clima: «Faremo la nostra parte» per ridurre le emissioni, ha assicurato. «I Paesi responsabili della maggior parte delle emissioni devono aumentare le loro ambizioni nelle prossime due settimane», ha detto dal canto suo Emmanuel Macron.

Mentre fuori dal vertice i manifestanti protestavano per incalzare i grandi della Terra, guidati da Greta Thunberg: «All’interno della Cop ci sono solo politici e persone al potere che fingono di prendere sul serio il nostro futuro, fingono di prendere sul serio la presenza delle persone colpite già dalla crisi climatica», ha detto l’attivista svedese parlando al Festival Park di Glasgow. La conferenza punta a ottenere dai governi un impegno a tagliare le emissioni di anidride carbonica in modo sufficientemente veloce da mantenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali. Il mondo ha già subito un riscaldamento di 1,1 gradi e le proiezioni attuali, basate sui tagli di emissioni in programma per i prossimi 10 anni, prevedono che il pianeta toccherà i 2,7 gradi in più entro il 2.100, uno scenario che secondo l’Onu risulterebbe in una «catastrofe climatica».

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