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Afghanistan sull'orlo della guerra civile. I talebani pronti ad attaccare la resistenza nel Panshir

Angela Barbieri
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In Afghanistan occhi puntati ancora sulle evacuazioni dall’aeroporto di Kabul, ma anche sulla provincia del Panshir, roccaforte della resistenza anti-talebana, l’unica non finita nelle mani del gruppo. I combattenti talebani si sono diretti verso la valle poche ore dopo che Ahmad Massoud, figlio dell’eroe della resistenza contro i sovietici Ahmad Shah Massoud noto come "Leone del Panshir", in due diverse interviste, al giornale Asharq al-Awsat e ad Al-Arabiya, ha respinto l’ultimatum alla resa promettendo una feroce resistenza in caso di attacco, aprendo al tempo stesso a un dialogo con i talebani per un governo inclusivo. «Siamo pronti a formare un governo inclusivo con i talebani attraverso negoziati politici, ma ciò che non è accettabile è la formazione di un governo afghano caratterizzato dall’estremismo», ha detto Massoud ad Asharq al-Awsat. E poi ad Al-Arabiya: se gli insorti rifiutano il dialogo una guerra sarà «inevitabile».

 

 

Nella vicina provincia di Baghlan, sulle montagne e nelle valli a nord di Kabul, la resistenza organizzata sotto il nome di "Rivolta del popolo" ha portato un gruppo di combattenti anti-talebani a prendere il controllo di diversi distretti rurali intorno alla Valle di Andarab. Secondo fonti sul posto, i talebani sarebbero intervenuti bruciando case e rapendo diversi bambini figli dei combattenti. Intanto, ancora morti intanto all’aeroporto di Kabul nella calca delle persone ammassate nella speranza di riuscire a lasciare l’Afghanistan dopo la presa del potere dei talebani. Secondo un funzionario della Nato, citato dall’agenzia Reuters, sono 20 le persone morte in sette giorni dal 15 agosto. E solo domenica l’esercito britannico ha riferito di almeno sette persone rimaste schiacciate nel tentativo di entrare all’aeroporto. Cosa che i talebani hanno sfruttato per accusare gli Stati Uniti: «Tutto l’Afghanistan è sicuro, ma all’aeroporto che è gestito dagli americani è l’anarchia», ha detto in un audio l’alto funzionario talebano Amir Khan Motaqi. Gli Stati Uniti hanno preso il controllo dell’aeroporto per le evacuazioni una settimana fa, quando Kabul è caduta davanti ai talebani. Ma le forze talebane che controllano le strade intorno allo scalo e le folle di persone che si raccolgono nella zona hanno reso difficile e pericoloso per gli stranieri e per i loro alleati afghani riuscire ad arrivare. Sabato fuori dall’aeroporto di Kabul c’era così tanta gente che risultava visibile anche da foto satellitari.

 

 

 

Mentre gli Stati Uniti dicono di dovere usare «modi creativi» per riuscire a far arrivare nello scalo gli americani e afghani da evacuare a causa di «forti» minacce di sicurezza, il Pentagono ha ordinato l’uso di 18 aerei civili per accelerare le evacuazioni: i voli, di sei compagnie di voli commerciali (American Airlines, Atlas Air, Delta Air Lines, Omni Air, Hawaiian Airlines e United Airlines), non si recheranno direttamente in Afghanistan ma preleveranno gli evacuati dalle tappe di scalo, in modo che gli aerei militari potranno concentrarsi solo sulle tratte in uscita da Kabul. Ieri sera, il presidente Usa Joe Biden ha ringraziato i «Paesi che stanno dando un contributo vitale», e ha citato Germania e Italia. Domani si riuninranno in forma virtuale i leader del G7, in un vertice convocato dal premier britannico Boris Johnson. «È fondamentale - ha scritto - che la comunità internazionale collabori per garantire evacuazioni sicure, prevenire una crisi umanitaria e sostenere il popolo afghano per assicurarsi le conquiste degli ultimi 20 anni».

 

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