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Guerra in Afghanistan, ansia per gli italiani a Kabul

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La situazione in Afghanistan si fa sempre più drammatica, con l'implacabile avanzata dei talebani sul territorio. Tant'è che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha chiamato il presidente del Consiglio Mario Draghi per fare il punto sulla situazione e, soprattutto, per decidere come mettere in sicurezza il personale dell'ambasciata italiana a Kabul. "I pericoli per il personale diplomatico che dovesse essere lasciato a Kabul sono piuttosto elevati", conferma il generale Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica militare e della Difesa, intervistato da LaPresse.

Timori che valgono anche per gli afghani che hanno collaborato con il nostro contingente, come gli interpreti. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, in costante contatto con Di Maio e Draghi, assicura che "nonostante il rapido deterioramento delle condizioni di sicurezza, sono pienamente in corso le attività per il trasporto umanitario del personale afghano che ha collaborato con l’Italia". Col premier Guerini ha quindi avuto una telefonata per approfondire la situazione, con particolare riferimento all’attività in corso per il trasferimento dei collaboratori afghani in Italia e alla sicurezza della nostra ambasciata. Con l’operazione 'Aquila 1' dello scorso giugno, fa sapere la Difesa, 228 interpreti afghani sono stati già inseriti nel programma di accoglienza. Salvare il salvabile, dunque. E, soprattutto, i salvabili. Anche perché, come spiega Camporini a LaPresse "non credo che si possa fare nulla, anche se qualcuno sta invocando un nuovo intervento". Quindi che fare, lasciare l'Afghanistan al suo destino? "Temo di sì", risponde il generale.

In questo, la comunità internazionale "ha le sue colpe". Come spiega il generale, "lo sforzo è stato insufficiente, non coordinato e con un rendimento che si è rivelato non adeguato". Eppure, come ricorda il generale Camporini, negli anni '60 "i semi di una crescita ordinata c'erano tutti". Tant'è che "ci eravamo illusi di riuscire a riportare l'Afghanistan a un livello di sviluppo che era quello che già aveva prima". Poi sono arrivati i "colpi di Stato, l'invasione sovietica. E oggi ci ritroviamo con un Afghanistan che sta tornando al medioevo", commenta il generale.

Lasciare l'Afghanistan in mano ai talebani è un'opzione che indigna parte della politica italiana. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, parla di "un errore storico che rischiamo di pagare caro". Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri componente della Commissione difesa di Palazzo Madama la definisce "una resa vergognosa e senza precedenti. La vanificazione di un sacrificio in termini di vite umane e di costi enorme". E chiede di "riproporre immediatamente una missione in Afghanistan, per impedire una vittoria dei talebani".

Il generale Camporini, che in Afghanistan ha condotto operazioni, spiega che quanto sta accadendo ha "spalancato le porte alla Cina che ha altri metodi di convincimento. Soprattutto economici. Quindi dal punto di vista geo-strategico c'è stato un arretramento che, in qualche modo, sconteremo". Che fare? "Bisognerà negoziare con i nuovi padroni: con i soldi e con l'offerta di una prospettiva di sviluppo. I talebani non sono stupidi". Bisogna offrire loro "accordi commerciali, accordi sul piano della produttività", spiega. "Quello che sta facendo la Cina adesso lo possiamo fare anche noi con il nostro peso economico e le nostre capacità tecnologiche. Non dobbiamo abbandonare l'Afghanistan, altrimenti avremo buttato al vento vent'anni di sforzi, di risorse e tante vite umane", sottolinea Camporini. "Sarà un gioco molto complesso e non privo di rischi".

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