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Beccata una spia e Luigi Di Maio rinnega Cina e Russia: supercazzola del ministro

Francesca Musacchio
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Avrebbe fornito documenti classificati, quindi riservati o top secret, ai russi in cambio di soldi. Per questo motivo un ufficiale della Marina italiana, Walter Biot, è stato arrestato per spionaggio. La notizia ha aperto una vera e propria crisi diplomatica tra Russia e Italia. E il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, illustrando in Senato le linee programmatiche del suo ministero, ha subito «liquidato» la vicenda: «Un altro aspetto della nostra politica estera riguarda una gestione efficace ed equilibrata dei rapporti con i principali attori globali al di fuori della nostra area di appartenenza euro-atlantica, a partire da Russia e Cina. Attori che hanno sistemi politici e valori diversi dai nostri».

 

 

Una spy story, dai risvolti ancora da chiarire, che riporta ai tempi della guerra fredda. E Roma si conferma un centro di «aggregazione» per le «spie» di tutto il mondo, vista la presenza di moltissime ambasciate, sedi del governo centrale e numerosi altri contesti che movimentano la circolazione di persone e informazioni. E l'altra sera, come in un film, il Ros dei carabinieri avrebbero colto in flagranza di reato l'ufficiale della Marina italiana, 56 anni, in servizio presso l'ufficio Politica Militare dello Stato maggiore della Difesa, mentre consegnava materiale top secret ad un ufficiale delle forze armate russe di stanza nel nostro Paese. Secondo quanto emerso, nei mesi scorsi l'Aisi, l'Agenzia informazioni e sicurezza interna, avrebbe segnalato le presunte attività tra Biot e l'ufficiale russo. Il Ros dei carabinieri, dunque, ha iniziato un'attività di osservazione e pedinamento. L'altra sera, in un parcheggio della Capitale, i due uomini sarebbero stati sorpresi mentre avveniva lo scambio tra documenti classificati e denaro: 5 mila euro in contanti sarebbero stati consegnati al militare italiano per aver fornito una pen drive in cui, secondo gli inquirenti, sarebbero stati caricati documenti militari «classificati», forse addirittura fotografati da computer a cui, probabilmente, l'ufficiale italiano avrebbe avuto accesso proprio in ragione del suo incarico allo Stato Maggiore della Difesa.

 

 

Biot, inoltre, avrebbe anche fornito alcuni documenti Nato. La procura contesta al militare italiano i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico-militare e spionaggio di notizie di cui è stata vietata la divulgazione. Una vera e propria bomba che rischia di innescare una crisi diplomatica dagli esiti incerti. La notizia ha ovviamente fatto il giro del mondo, raccogliendo attestati di solidarietà da molti Stati, tra cui gli Stati Uniti da sempre preoccupati per le attività della Russia proprio nei Paesi Nato. Ma Mosca, il cui attivismo a Roma e non solo non è una novità, attraverso il vicepresidente della commissione per gli Affari internazionali della Duma, Alexei Cepa, ha fatto sapere: «Saremo costretti a rispondere in modo analogo. Ci sarà una risposta simmetrica». Intanto, la Farnesina ha notificato all'ambasciatore russo a Roma, Sergey Razov, «l'immediata espulsione dei due funzionari russi coinvolti» nella vicenda: l'ufficiale che avrebbe incontrato Biot e il suo superiore. Il diplomatico ha espresso «rammarico in merito alla decisione», auspicando che l'incidente «non influenzi le relazioni russo-italiane». Stessa linea tenuta dal portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, e dal ministero degli Esteri di Mosca, che si è detto sicuro di chiarire «le circostanze di questa decisione». Intanto, anche la procura militare di Roma ha aperto un fascicolo sulla vicenda. Mentre oggi per Biot, che rischia 25 anni di carcere e al momento detenuto a Regina Coeli, dovrebbe tenersi l'interrogatorio di convalida del fermo.

 

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