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Ecco come votano in Catalogna. Urne aperte, Sanchez sfida gli Indipendentisti

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Ebbene sì, in Catalogna si vota. Sono aperte le urne nella ricca e divisa regione iberica anche se il timore di un forte astensionismo dovuto all’emergenza pandemica è concreto, malgrado il rigido protocollo sanitario. Per evitare gli assembramenti i seggi elettorali si sono moltiplicati e molti elettori hanno scelto il voto per posta.

 

 I seggi elettorali per le elezioni parlamentari in Catalogna saranno tutti agibili. Lo ha assicurato oggi il consigliere per le relazioni esterne della Catalogna, Bernat Solé. “Con i dati che ci hanno fornito i consigli comunali, la costituzione dei seggi elettorali in tutta la Catalogna non è in pericolo. Il 99,9 per cento dei tavoli ha un numero di membri sufficiente per essere costituito senza problemi, il restante 0,1 per cento appartiene a comuni che non ci hanno fornito i dati ma con i sostituti non ci saranno problemi ad allestire i tavoli interessati”, ha detto Solé nel corso di una conferenza stampa. “Siamo preparati agli incidenti ma oggi sappiamo che tutti i seggi possono essere allestiti con la possibilità che i sostituti possano essere trasferiti ad altri tavoli che non sono i loro”, ha aggiunto Solé, sottolineando che 284.706 elettori hanno chiesto di votare per posta, ovvero il 350 per cento in più rispetto alle ultime elezioni del 2017.

 

Il voto nella regione lacerata tra campo secessionista e unionista e teatro della grave crisi indipendentista che ha scosso la Spagna nel 2017 registra una novità di rilievo, con l’ingresso sulla scena di Salvador Illa, che ha lasciato il suo incarico di ministro della Salute per candidarsi e presentarsi come promotore di una ’terza via' di dialogo. Illa spera di convincere un elettorato stanco della contrapposizione politica, che guarda soprattutto all’uscita dalla pandemia e alla ripresa economica.

 

Secondo la media dei recenti sondaggi di Politico.eu, il suo partito socialista catalano Psc è in testa con il 22%. Tuttavia non è detto che ciò basti per governare. Le ultime elezioni, nel dicembre 2017, pochi mesi dopo le vicende del referendum autoproclamato dagli indipendentisti, sono state vinte da Ciudadanos, della destra liberale anti secessionista. Ma il partito di Ines Arrimada non è riuscito a formare un’alleanza che controllasse la maggioranza dei 135 seggi del parlamento di Barcellona. Al governo è salita una coalizione dei partiti indipendentisti, Junts per Catalunya assieme al’Erc, con il sostegno esterno del Cup. Il capo dell’esecutivo, Quim Torra, è stato però successivamente squalificato dal suo ufficio per aver rifiutato di rimuovere un simbolo indipendentista da una sede istituzionale.

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