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Coronavirus, l'ultimo report di Trump contro la Cina: qual è stato il terribile errore

Spunta un rapporto del dipartimento di Sicurezza interna Usa: "Nascosero intenzionalmente la gravità della pandemia a inizio gennaio, mentre accumulavano scorte mediche"

Silvia Sfregola
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Washington torna a soffiare sul fuoco del sentimento anti-cinese degli statunitensi, in quello che per molti è un tentativo di scrollarsi di dosso le accuse di mala-gestione della crisi del Covid-19 e di farle ricadere su Pechino. Il presidente Donald Trump, in un'intervista a Fox News, ha dichiarato che la pandemia deriverebbe da "un terribile errore" della Cina, che non lo vorrebbe ammettere: "Personalmente credo che abbiano fatto un terribile errore e non volessero ammetterlo", "hanno tentato di nasconderlo". Frasi che si sono sommate a quelle del segretario di Stato Mike Pompeo (ma in realtà a loro volta eco di precedenti dichiarazioni dello stesso Trump): il coronavirus, che ha contagiato almeno 3,5 milioni di persone e ne ha uccise 250mila nel mondo, sarebbe sfuggito a strutture "mal gestite" di Wuhan. Il tycoon ha poi rincarato dicendo che il suo governo lavora a un rapporto sulle origini del virus e su come l'Istituto virologico di Wuhan potrebbe essere coinvolto: dossier che, promette, "sarà davvero determinante". Quella di Trump è, secondo vari esperti, una strategia con risvolti elettorali in vista delle presidenziali di novembre, pensata per rinsaldare la propria popolarità e capitalizzare alle urne la diffusa e costante ostilità verso la Cina. Ma, anche, una mossa che minaccia di mandare in frantumi la tregua nella guerra commerciale tra Pechino e Washington, raggiunta poco prima che la Cina a fine gennaio cominciasse a 'chiudere' la sua economia per far fronte alla pandemia. Pechino, di nuovo, respinge le accuse come "infondate". Se Pompeo ha le "enormi prove" di cui ha parlato, hanno scritto i media di Stato, le "presenti al mondo, soprattutto agli americani che l'amministrazione continua a voler prendere in giro". La verità è "che Pompeo ha bluffato". Il Global Times nell'editoriale rincara: "Mentre la campagna elettorale Usa prosegue, l'amministrazione Trump applica una strategia destinata a sviare l'attenzione dell'incompetenza mostrata nella lotta alla pandemia" e "incolpare" la Cina. E "l'obiettivo finale è vincere le elezioni. Se rabbia e insoddisfazione pubblica emergessero per l'incompetenza di Washington", "allora Trump perderebbe le elezioni". In contemporanea, a sostegno delle accuse, è emerso un rapporto del dipartimento di Sicurezza interna. In quattro pagine, datato 1° maggio, afferma che i leader cinesi "nascosero intenzionalmente la gravità" della pandemia a inizio gennaio, mentre accumulavano scorte mediche: aumentarono le importazioni e diminuirono le esportazioni di forniture sanitarie, tentando intanto di nasconderlo. Cronologia: la Cina informò l'Oms dell'epidemia il 31 dicembre, contattò i Centers for Disease Control degli Stati Uniti il 3 gennaio e identificò pubblicamente il nuovo coronavirus l'8 gennaio. Le autorità di Pechino zittirono i medici che lanciavano l'allarme nel Paese e ripetutamente sminuirono la minaccia legata al virus, ma molti passi falsi sembrano causati dalla burocrazia: non ci sono prove pubbliche che mostrino un complotto intenzionale sulle forniture mediche.

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