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L'Isis rivendica l'attentato contro i militari italiani: "Crociati colpiti"

Carlo Antini
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L'Isis rivendica l'attentato avvenuto in Iraq, nei pressi di Kirkuk, contro i militari italiani e i peshmerga curdi. I terroristi del Daesh hanno utilizzato un ordigno improvvisato, un Ied, per colpire le «forze crociate della coalizione». L'esplosivo è scoppiato al passaggio di un team misto di forze italiane e irachene, ferendo cinque militari italiani. Tre di loro sono in gravi condizioni ma nessuno è in pericolo di vita e appena le loro condizioni si stabilizzeranno verranno riportati in patria. Sull'attentato si è concentrato il Consiglio supremo di Difesa che si è svolto al Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, del premier Giuseppe Conte e dei ministri Luciana Lamorgese, Stefano Patuanelli, Luigi Di Maio, Lorenzo Guerini e Roberto Gualtieri e del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Enzo Vecciarelli. «Il recente attacco al nostro contingente in Iraq - è la convinzione - conferma che il terrorismo transnazionale resta la principale minaccia per l'Italia e per tutta la Comunità Internazionale. È necessario continuare a garantire la nostra presenza nelle principali aree di instabilità e contribuire con decisione alle strategie tese a sviluppare un efficace sistema di contrasto comune al fenomeno». Dura la condanna del Governo italiano. «Giovedì sarò a Washington proprio per la riunione della coalizione anti Isis. Il messaggio che porterò sarà molto chiaro: l'Italia non indietreggia e mai indietreggerà di un centimetro di fronte alla minaccia terroristica. Lo Stato italiano reagirà con tutta la sua forza di fronte a chi semina terrore e colpisce persone innocenti, tra cui donne e bambini», scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Dall'Ue arriva la solidarietà dell'Alto rappresentante per gli Affari esteri Federica Mogherini, che insiste sulla «necessità di continuare a mantenere un livello di attenzione molto alto e continuare a impegnarci per la stabilizzazione dell' Iraq. Non dobbiamo mai dimenticare che ci sono paesi, l' Iraq ma non solo, che devono essere accompagnati nel loro percorso incidentato e di consolidamento».

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