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Oltre 2.5 milioni di curdi pronti a fuggire. Ucciso un bimbo di nove mesi

Si rischia un genocidio dopo attacco Turchia: già 46 morti

Luigi Salomone
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La Turchia può compiere un "genocidio" nella Siria settentrionale. Lo ha denunciato Dalbr Jomma Issa, comandante delle Ypj, le unità femminili delle Unità di protezione del popolo (Ypg) curdo, intervenuta in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati. I turchi stanno eseguendo bombardamenti indiscriminati e "barbari", sia contro i "militari" che i "civili", ha affermato Issa. Secondo Ahmad Yousef, membro del consiglio esecutivo della cosiddetta federazione della Siria del Nord, "se questi attacchi continueranno la popolazione inizierà a scappare. Abbiamo già avuto un'esperienza ad Afrin dove i jihadisti hanno fatto un genocidio - ha spiegato riferendosi ai gruppi ribelli siriani che combattono al fianco di Ankara - Ad Afrin c'erano 700mila persone, gran parte di loro sono scappati, mentre quelli che sono rimasti sono vittime ogni giorno di angherie come sequestri. Nell'area dell'operazione Fonte di Pace, secondo Yousef, vivono 2,5 milioni di abitanti che "già iniziano a scappare perché sanno che se i jihadisti arriveranno sarà un massacro. Ci sarà una grande fuga dal Rojava". Già 60.000 persone sarebbero in fuga. Intanto è guerra: almeno due civili, di cui uno è un bimbo rifugiato siriano di 9 mesi, sono rimasti uccisi nelle provincia frontaliera turca di Sanliurfa da razzi e colpi di mortaio sparati dalle zone sotto controllo curdo nel nord della Siria, in risposta all'offensiva militare lanciata ieri da Ankara. Il totale dei feriti per questi attacchi è inoltre salito ad almeno 46. Lo rende noto la prefettura locale. 

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